Le autorità della Corea del Sud hanno chiesto a Apple e Google di rimuovere i titoli “Play-To-Earn” dai rispetti store, giochi nei quali è possibile investire e guadagnare denaro reale per giocare.
Tale decisione arriva nell’ambito di altre misure adottate in Corea del Sud dal Game Management Committee (GMC) del Ministero della Cultura, dello Sport che a sua volta cita un precedente della Corte Suprema. In questo tipo di giochi è tipicamente possibile acquistare elementi sotto forma di non-fungible token (NFT), un tipo speciale di token crittografico che rappresenta l’atto di proprietà ed il certificato di autenticità scritto su Blockchain di un bene unico (digitale o fisico).
Questi giochi sono da tempo sfruttati come nuove forme di investimenti, un’evoluzione della tecnologia Blockchain/NFT applicata al Gaming, permettendo di guadagnare giocando o acquistando asset con cui giocare, sollevando dubbi e perplessità varie su aspetti decisamente speculativi.
Secondo il GMC è ragionevole classificare questi giochi per età, tenendo conto che i premi in denaro possono essere considerati dei premi e che in base alle leggi coreane, un giocatore può vincere un massimo di 8,42$ alla volta. Precedenti tentativi del Game Management Committee di impedire la diffusione di questi giochi non si sono rilevati efficaci e ci sono stati anche sviluppatori (quelli di “Fivestars for Klatyn”) che hanno impugnato il ricorso.
Il comitato a quanto sembra vuole a quanto pare evitare il precedente chiedendo a Apple e Google di bloccare qualsiasi gioco che richieda acquisti in-app prima dei poter giocare.
Ad agosto di quest’anno in Corea è stata approvata una norma contro il monopolio dei pagamenti digitali, prendendo di mira sia Apple Store che Google Play Store. L’emendamento del Telecommunications Business Act impedisce ai grandi operatori del mercato delle app di richiedere l’uso dei loro sistemi di acquisto in-app. Inoltre, vieta agli operatori di ritardare irragionevolmente l’approvazione delle app o di eliminarle dal mercato, disposizioni volte a prevenire ritorsioni contro gli sviluppatori e costituisce di fatto la prima legge al mondo di uno stato contro l’obbligo che Apple e Google impongono agli sviluppatori di usare i propri sistemi di pagamento digitali per tutti gli acquisti in-app