Cook secondo qualcuno è un essere talmente freddo e scostante da essere quasi robotico, ma non è stata questa l’impressione che ha sollevato nel pubblico che ha assistito all’incontro con gli azionisti quando un rappresentante del National Center for Public Policy Research (NCPPR), un think tank conservatore, ha attaccato il CEO per gli investimenti nel campo ambientale e sociale. Cook, al contrario di quel che siamo abituati a vedere si è letteralmente incendiato, usando il termine “dannato”, riferendolo al profitto che l’NCPPR invocava come unica misura dell’efficienza di un gruppo dirigente.
L’episodio che ha proiettato una nuova luce su un uomo capace di controllare i suoi sentimenti al punto da apparire apatico, è arrivata nella parte finale dell’incontro, quando i presenti hanno presentato alcune domande a Cook. Il rappresentante dell’NCPPR, Justin Danhof, aveva fatto mettere ai voti una proposta con la quale si chiedeva ad Apple di svelare i costi del suo programma di sostenibilità e di essere più trasparente sui costi «per la promozione del fumoso concetto di protezione dagli effetti sull’ambiente dell’attività industriale».
La mozione ha motivazioni politiche: i gruppi ultraconservatori americani negano una correlazione tra l’attività umana e l’effetto serra e quindi reputano inutilmente costosi gli interventi di Apple per un ciclo di produzione basato essenzialmente su energie rinnovabili.
L’NCPPR fa una intensiva campagna a sostegno di questa posizione, acquistando azioni di importanti aziende americane, come Apple, e utilizzando gli incontri con gli azionisti come tribuna propagandistica. A Cupertino la posizione del gruppo è stata respinta ottenendo solo il 2,95% dei voti a favore, ma questo non ha scoraggiato la presentazione di una domanda diretta: «che prove ci sono che il piano di Apple per un 100% di energia ricavata da fonti rinnovabili è valido economicamente? Non potrebbe essere giustificata solo dalle sovvenzioni governative in questo ambito?», ha detto il Danhof . La domanda è stata poi seguita da un incoraggiamento ad Apple «di investire per il solo profitto»
Cook non ha risposto alla prima domanda, ma il suo linguaggio del corpo è cambiato completamente quando è arrivato l’invito a pensare al profitto. A quel punto il CEO di Apple è diventato scuro in volto e il tono della voce ha virato palesemente sull’irato: «quando investiamo per far sì che un cieco possa usare i nostri dispositivi, non mi interessa nulla del dannato profitto. E non mi curo del dannato profitto neppure quando ci occupiamo di ambiente e sicurezza dal lavoro e altri settori dove Apple è leader».
Cook ha poi rincarato la dose e guardando il suo interlocutore ha aggiunto: «se pensa che io mi debba occupare di qualche cosa per semplici ragioni di profitto, sarebbe meglio che cedesse le sue azioni». Il termine usato da Cook, “bloody”, vale qualche cosa di più di “dannato” al punto da essere considerato un termine socialmente non troppo accettabile, certo non un termine che ci si attenderebbe da Cook, considerato “una macchina” più che uno uomo con sentimenti ed emozioni.
La vicenda ha irritato non solo Cook ma anche l’NCPPR, che ha rilasciato un lunghissimo e accalorato comunicato stampa nel quale si attacca frontalmente il CEO Apple. Il succo del discorso sta nella parte finale dove si dice che «Cook ha il dovere di fare soldi per conto degli investitori. Se vuole essere l’amministratore delegato del Sierra Club o di Greepeace, dovrebbe presentare la sua candidatura»