Un giudice federale ha riferito di essere pronto a pronunciarsi a favore di 12.400 dipendenti dei negozi al dettaglio di Apple secondo i quali l’azienda ha ingiustamente imposto loro controlli su zaini e borse all’uscita del lavoro, con tempo perso non retribuito, una decisione che potrebbe dare il via a una serie di processi di risarcimento danni.
Il giudice distrettuale William Alsup, nel corso di un’audizione tenutasi lunedì, ha riferito di essere pronto ad accogliere la mozione di giudizio sommario relativa ad un’ingiunzione avanzata dai querelanti, consentendo ad ogni modo a Apple di contestare singole rivendicazioni caso per caso.
A riferirlo è Reuters e il caso risale al 2013. All’epoca alcuni dipendenti della Mela avevano citato in giudizio l’azienda per le misure anti-taccheggio che prevedevano, tra le altre, controlli di buste e bagagli all’uscita, verifiche che, a loro dire, li avrebbero costretti a rimanere 10 e anche 15 minuti in più sul posto di lavoro al termine dei turni.
I querelanti della class action sostengono che avrebbero dovuto essere pagati per il tempo speso per ottemperare ai protocolli di screening di Apple, pensati per dissuadere furti di beni aziendali.
Stando a quanto riportato negli atti del tribunale, specifiche regole permettono ai responsabili di verificare le borse dei dipendenti e dispositivi personali (es. iPhone) timbrando all’uscita, alla fine della giornata lavorativa, e in alcuni casi nelle pause pranzo. Secondo i querelanti, le routine per tali tempi di attesa, non avrebbero permesso loro di ottenere retribuzioni calcolate per un ammontare di 1400$ l’anno.
Il giudice Alsup aveva respinto il caso nel 2014 ma aveva permesso di predisporre una class action secondo la legge della California. La causa in questione era stata ancora una volta respinta nel 2015 con il giudice che aveva fatto notare che i dipendenti potevano bypassare i controlli di Apple evitando di portare borse al lavoro.
La decisione del giudice era stata annullata dopo che la disputa era arrivata alla Corte Suprema della California. Qui è stato stabilito che legislazioni statali prevedono che le aziende retribuiscano i dipendenti per il tempo dedicato alle verifiche anti-taccheggio. Una successiva decisione della Corte di Appello per il Nono Circuito ha infinte reso di nuovo possibile l’azione collettiva nella sua forma attuale.
Alsup ha riferito mercoledì che ha intenzione di organizzare una serie di mini-cause per danni nel corso delle quali i legali di Apple possono contestare singole richieste di pagamento da parte dei vari soggetti. La Casa di Cupertino potrebbe essere costretta a pagare circa 60 milioni di dollari.
Alcuni dipendenti che erano stati sottoposti a controlli avevano inviato una mail a Tim Cook, spiegando che dipendenti di valore erano trattati alla stregua di criminali e che i controlli erano spesso eseguiti di fronte a clienti che osservavano la scena. Apple ha sostenuto che al caso non avrebbe dovuto applicarsi lo status di class action, giacché non tutti i manager dei negozi avevano condotto i controlli nel modo descritto e che la ricerca all’interno delle borse richiedeva talmente poco tempo da non rendere necessaria alcuna compensazione.