Duro attacco quello del presidente di Mediaset che all’assemblea degli azionisti si è scagliato contro i colossi del web, fra cui Google, Amazon e Facebook, colpevoli di una nuova forma di “colonialismo”. La pietra dello scandalo è nuovamente la tendenza delle aziende hi-tech – fra cui anche Apple, sebbene non venga citata – di sfruttare strategie di elusione fiscale, raggirando il fisco italiano appoggiandosi alle loro sedi estere, senza dunque versare le tasse previste nel caso in cui tali “scorciatoie” fiscali non fossero previste.
“i colossi multimediali, gli operatori di internet” producono ricchezza in Italia ma “la portano altrove e non pagano le tasse: a noi questa sembra una forma di neocolonialismo”, ha detto Fedele Confalonieri citato da Repubblica, “Esiste un tema di tassazione – rincara la dose il presidente Mediaset per cui Google, Facebook e Amazon generano utili in Italia ma non pagano qui le tasse” […] “Era giusto: colpire forme moderne ma non per questo meno odiose di evasione”. Confalonieri si riferisce ovviamente alla discussa web tax, provvedimento che negli scorsi mesi aveva fatto capolino fra i provvedimenti del precedente Governo Letta, salvo poi essere annullato in fase di discussione parlamentare e poi definitivamente cancellato dal governo Renzi; un provvedimento che mirava appunto a impedire l’elusione fiscale, obbligando le aziende a fatturare prestazioni di servizio solo con partita IVA italiana.
Ovviamente lo scontro fra Mediaset e i grandi del web si sta facendo sempre più serrato e potrebbe raggiungere il culmine nel momento in cui Amazon o Google dovessero lanciare anche in Italia servizi televisivi che andranno a fare concorrenza a quelli offerti dal Biscione, primo fra tutti il nuovo servizio Infinity.tv, che offre agli utenti film e serie TV on-demand, e che andrà a scontrarsi inevitabilmente con gli omologhi di Amazon e YouTube. Nonostante l’abbandono della web tax, infatti, il dibattito sull’argomento è ben lontano dall’essersi affievolito; se da una parte una web tax potrebbe sembrare l’ennesimo intoppo fiscale e burocratico per le aziende che vogliono investire sul mercato italiano, è indubbio che le pratiche adottate dai colossi del web riducono notevolmente il gettito fiscale reale rispetto a quello potenzialmente dovuto allo Stato Italiano, tutto a beneficio delle loro proprie casse.