Per la prima volta abbiamo fatto il Mac con il nostro processore. Esordisce così Craig Federighi all’evento di presentazione dei nuovi Mac con Apple Silicon, il processore fatto in casa che nella sua prima generazione è stato etichettato con la sigla M1, elencando tutti i miglioramenti consentiti dal pieno controllo di hardware e software che finalmente arriva anche nel mondo dei computer di Apple.
Come accade da sempre con iPhone e iPad grazie alla combinazione di iOS (e di recente iPadOS per i tablet) e dei chip serie A di Apple, i primi Mac con Apple Silicon beneficiando di potenza e velocità mai viste prima su un computer Apple, rese appunto possibili grazie allo sviluppo del processore M1 in combinazione con macOS Big Sur, che è stato costruito proprio su misura di questo nuovo chip.
Durante l’evento Federighi elogia dapprima la velocità di accesso al Mac, paragonabile a quello a cui si è abituati con iPhone e iPad: non appena apre il coperchio del primo MacBook Air con processore M1, l’accensione dello schermo e l’accesso alle app è praticamente fulmineo. «Le app sono istantanee» spiega, Safari è più veloce di 1,5 volte e in generale tutto il sistema è molto più reattivo.
Apple attira subito l’attenzione di chi col Mac ci lavora, spiegando come adesso sia possibile editare video “alla velocità della luce”. La memoria unificata – spiegano – è parte del segreto di tutta questa potenza. Non c’è bisogno di fare particolari passaggi interni, e così c’è tantissima memoria anche per i video, per i giochi e per il fotoritocco.
Il sistema è progettato per far si che quando si passa ad esempio da un videogioco ad un’attività più tranquilla, ci sia anche un miglioramento dal punto di vista dell’autonomia, e viceversa è in grado di fornire la giusta potenza quando serve. Il tutto «Sempre in modo sicuro» perché Apple afferma di aver lavorato tantissimo sotto questo punto di vista. Tutto è criptato, c’è la verifica sicura all’accensione e tutto questo mantenendo sempre la solita esperienza dei Mac.
Tutte le applicazioni Apple sono state chiaramente ottimizzate per i Mac con M1: da Pages a Logic Pro, dove si può accedere al triplo degli strumenti virtuali, fino ad arrivare a Final Cut Pro che è sei volte più veloce nel rendering dei video e nell’esecuzione dei compiti più complessi.
La transizione – assicura Federighi – sarà graduale e accessibile a tutti. Le nuove applicazioni infatti saranno sviluppate per essere universali, utilizzando due codici binari per far sì che funzionino sia sui Mac con Apple Silicon che su quelli con processori Intel. Gli sviluppatori ci stanno già lavorando: Apple cita ad esempio Adobe che tra un mese renderà disponibile una nuova versione di Lightroom compatibile con entrambi i sistemi mentre Photoshop arriverà l’anno prossimo.
Per le applicazioni non convertite ci sarà invece l’emulatore Rosetta 2, che consentirà appunto di continuare a lavorare con le applicazioni per Mac con Intel anche su macOS Big Sur su processore M1. Per la prima volta poi le applicazioni per iOS e iPadOS potranno girare su Mac il che vuol dire «Più giochi, più contenuti, più funzionalità, e tutto non farà altro che migliorare di giorno in giorno grazie al lavoro degli sviluppatori».
Nell’evento viene infatti mostrato un filmato dove diversi sviluppatori tra cui quelli di Panic, Cinema 4D e Adobe, si mostrano entusiasti per quello che viene definito un salto epocale nel mondo dei Mac. L’eccitazione per questa transizione è alta «Ci abbiamo iniziato a lavorare da subito ed è stata la transizione più facile. Questo offre l’accesso ad un ventaglio di nuove opportunità: stiamo vivendo nel futuro».
Tutte le notizie sui Mac ARM con processore M1 e sulle novità presentate nell’evento “One More Thing” sono questa sezione dedicata a Mac ARM. La trascrizione in italiano del video di presentazione è su questa pagina di Macitynet.