Information Architects, la boutique company svizzero-giapponese creata da Oliver Reichenstein, imprenditore svizzero di origini italiane, l’ha fatto di nuovo. E con intelligenza ha aggiunto una nuova funzionalità alla versione 7 di iA Writer, lo strumento per la scrittura super minimalista che utilizza il markdown come base di partenza per arricchire con leggerezza il testo semplice (txt) e trasformarlo in qualsiasi cosa serva: da RTF e DOCX a Html e Pdf.
La novità, che avevamo anticipato qui, sta tutta in quello che è stato chiamato “Autorship”, l’Autore, e nella decisione di aggiungere dei metadati “nascosti” nel testo che permettono di mostrare la sorgente del testo. L’idea infatti è che nell’epoca della intelligenze artificiali generative, dei chatbot e della possibilità sostanzialmente di creare dei testi “meticci”, pieni di altre fonti di scrittura, occorra un modo per tenere traccia di quel che viene fatto.
Un modo che, con intelligenza e in modo assolutamente minimalista, iA Writer ha fatto. Ed è interessante vedere non solo la soluzione trovata dai iA, ma anche la strategia seguita.
Come funziona
Quando tutti intorno a voi fanno la stessa cosa, dice Reichenstein, ci sono due possibilità. Si può seguire pedissequamente quello che fanno tutti oppure osservare e cercare di anticipare le mosse degli altri. “Abbiamo visto l’intelligenza artificiale – scrive Reichenstein – come una sfida progettuale. Ed ecco cosa abbiamo fatto”.
L’ipotesi dalla quale iA è partita è che le startup del settore dell’intelligenza artificiale si schianteranno e bruceranno quasi tutte; inoltre, l’uso dell’intelligenza artificiale porterà alla confusione nei contenuti. Su questa base è iniziato il lavoro di ricerca di Reichenstein, con una domanda di ricerca apparentemente semplice: “Quando la scrittura con l’intelligenza artificiale è utile e quando è dannosa?”
A questo punto il problema diventa più chiaro: come si fa a separare la scrittura artificiale da quella umana? E quella di un autore dall’altro? Capito con l’analisi che questo è il problema da risolvere, la progettazione si trasforma in qualcosa di consequenziale: come si può risolvere il problema del live editing multiutente in markdown?
La soluzione, qualsiasi soluzione, richiede un ciclo di feedback. Le versioni alpha hanno bisogno di avere solo gli occhi di chi scrive il codice, per risolvere i problemi architetturali più che quelli funzionali. Ma per andare avanti è fondamentale il feedback che si ottiene durante le fasi di beta. Per questo gli Information Architects hanno una lunga tradizione che però, in questo caso, per mantenere le cose più rapide, è stata limitata a un gruppo di beta tester di circa 20 tester principali. “Abbiamo fatto test al limite della paranoia”, scrive Reichenstein.
E a cosa sono arrivati? Qual è la novità funzionale di iA Writer?
Come significa il cambiamento di iA Writer 7
Apparentemente non è cambiato niente se non una semplificazione dei menu contestuali. Adesso tuttavia è possibile farlo grazie all’abilitazione di una serie di nuovi modi per visualizzare chi sono gli autori di singoli brani di testo, incluso (e soprattutto) la parte di copia e incolla da fonti esterne oltre a quelle scritte a mano dall’autore principale.
È possibile creare nuovi autori, sia umani che artificiali, e tenere traccia della fonte di quello che si è inserito all’interno del testo. Sia esso stato scritto in fase di brainstorming da parte di una AI (ChatGPT o Bard, ad esempio) oppure da un collaboratore del progetto o una fonte esterna. È il live editing in markdown, praticamente. Ed è stato fatto in modo intelligente: non inserendo la possibilità di generare testo con un motore di intelligenza artificiale, ma di integrarlo e attribuirlo ad autori sia umani che artificiali.
Può sembrare poca cosa, forse una mossa difensiva o semplicemente un’idea secondaria, ma in realtà si tratta di una funzione chiave che vedremo emergere nel futuro in maniera chiarissima: capire chi ha scritto cosa. Un modo per tenere traccia del DNA dei frammenti di testo in un meticciato delle parole che l’intelligenza artificiale sta rendendo sempre più evidente.
Siamo entrati in un’epoca di riscrittura, più che di scrittura, e iA Writer offre una soluzione pratica e comoda per tenere traccia di questo cambiamento. Una soluzione alla quale nessun’altra videoscrittura aveva pensato con altrettanta chiarezza oppure, se pure aveva una funzione paragonabile, non era gestibile da un unico attore o viene sepolta sotto milioni di opzioni spesso e volentieri inutili per la maggioranza degli utenti. Il minimalismo, la scelta di mettere solo quello che è necessario in maniera non intrusiva, è stata fondamentale ancora una volta e aiuta quella semplicità e chiarezza, quel nitore necessari alla vera creatività. Riduce la frizione e l’attrito generato dalle interfacce che si intramettono fra il creatore e la sua creazione.
Come funziona in pratica
La nuova funzione non riguarda tanto il rilevamento del plagio o la filigrana dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale, quanto piuttosto la possibilità di fornire ai creativi uno strumento per individuare un confine, a volte labile, tra le proprie parole e quelle apportate dall’intelligenza artificiale generativa o, se è per questo, dai contributi (copia e incolla) di terzi.
Come scrive Reichenstein, “Con iA Writer 7 è possibile contrassegnare manualmente i contributi di ChatGPT come testo fatto da una intelligenza artificiale, cioè da un altro autore. Il testo di un altro autore è evidenziato in grigio. Ciò consente di separare e controllare ciò che si prende in prestito e ciò che si digita. Dividendo ciò che si digita e ciò che si incolla, si può essere sicuri di dire ciò che si pensa con la propria voce, il proprio ritmo e il proprio tono”.
In pratica, l’attribuzione è quello che consente di creare un testo che mantiene una visibilità autoriale, più che una semplice traccia storica e notariale, dell’origine dei contenuti. Non dimentichiamo che iA Writer è uno strumento di scrittura pensato per un autore, il “suo” strumento di scrittura, e non un documento pubblico che serve per collaborare online tra più autori. La nuova funzione, insomma, è un modo per tenere traccia di quello che viene scritto e da chi e come viene riscritto, in maniera tale che sia la creatività interiore della persona ad emergere.
Detto in altre parole: “iA Writer consente di distinguere le proprie parole da quelle prese in prestito mentre ci si scrive sopra. Man mano che si digita sul testo generato dall’intelligenza artificiale, lo si vede diventare proprio”.
“Abbiamo scoperto – dice Reichenstein – che nella maggior parte dei casi, ad eccezione di alcuni pronomi generici e di verbi comuni come”avere” ed “essere”, la maggior parte dei testi trae vantaggio da una riscrittura completa. Quello che abbiamo costruito sembra semplice, e discernere il testo artificiale da quello umano non è solo utile, è essenziale.”
Le conseguenze sul txt
All’inizio di questo articolo abbiamo detto che ci sono dei metadati nascosti nel file. Questo non è completo. Reichenstein ha deciso di mantenere il suo approccio di base, che prevede l’uso di testo semplice nei documenti markdown. Ha sperimentato il markup di Authorship, attribuzione d’autore, direttamente nel testo ma con risultati non ottimali. Le marcature aggiuntive infatti intralciavano sempre le operazioni di editing, perché ogni parola poteva avere un autore diverso. Inoltre, le marcature rendevano il testo difficile da leggere.
La decisione è stata quella di memorizzare l’Authorship come blocco separato alla fine del file di testo. In questo modo i testi sono facili da leggere e da condividere, ma è necessario uno strumento per aggiornare e mostrare l’autore. “Riteniamo – dice Reichenstein – che sia il giusto compromesso”.
Quando si modificano i file con Authorship al di fuori di iA Writer, le modifiche apportate possono sostituire le annotazioni di un autore. iA Writer lo rileva e avverte l’utente. Per questo motivo Reichenstein e i suoi sviluppatori si sono impegnati molto per rendere più facile riportare le modifiche apportate altrove senza perdere le informazioni di Authorship. Il menu “Incolla modifiche da” rileva automaticamente le modifiche tra il testo selezionato e il testo incollato e le attribuisce all’autore scelto.
iA Writer in carta e ossa
Ma non c’è solo iA Writer 7. Come ultima sorpresa, già pronto per la fase natalizia, Reichenstein ha preparato anche un oggetto fisico, il primo realizzato dall’azienda nippo-svizzera. Si tratta di un notebook fisico, chiamato Notebook for Writers, realizzato con carta di eccellenza e una serie di specifiche molto particolari, che deve coprire sostanzialmente gli stessi requisiti di quelli della versione software per la scrittura. Ovverosia, linee in filigrana che guidano la penna sulla carta giapponese. Quando le parole vengono messe a fuoco, le linee sfumano sullo sfondo per quanto sono sottili.
Il taccuino per iA Writer è stato un lavoro d’amore, come scrive Reichenstein, che ha richiesto diversi anni di prove e fallimenti e ha impegnato a fondo il team di designer dell’azienda. Nel Notebook ogni elemento è stato realizzato per ridurre al minimo le distrazioni e migliorare la gioia di scrivere, rispecchiando la filosofia di iA Writer. L’obiettivo di Reichenstein era quello di estendere l’esperienza di concentrazione immersiva di cui si gode sulla app anche al mondo offline.
Perché Made in Japan
“Per dare vita a questo piccolo progetto – scrive Reichenstein – era necessaria un’azienda tipografica che avesse dedizione, attenzione ai dettagli e un profondo impegno nel proprio mestiere”. Nel contesto culturale delle aziende giapponesi, la pazienza e il miglioramento continuo fino al raggiungimento di uno standard elevato sono molto apprezzati. “Il nostro partner di rilegatura, con sede a Tokyo, non lontano dal nostro ufficio, è stato scelto per l’eccellenza del suo lavoro passato e per il suo genuino interesse nel design del prodotto”.
Secondo Reichenstein ciò che li distingue non è solo il loro ruolo di fornitori, ma di veri e propri partner che contribuiscono attivamente con idee per migliorare il processo di collaborazione.
In conclusione
Questo Natale, al di là dell’arrivo del raffinato notebook minimalista Made in Japan di cui Information Architects sta definendo il futuro, è particolare. Segna una nuova dimensione per quanto riguarda l’autorialità. E lo fa con uno strumento intimo e privato, a rimarcare la natura personale dell’atto creativo e del processo creativo. Lo fa con una aggiunta minimalista agli strumenti presenti su iA Writer, che permette in maniera intelligente di attribuire alla fonte corrette le parole e poi di sottolineare quando ci si lavora sopra chi scrive cosa.
Perché il processo creativo passa attraverso l’appropriazione e la riscrittura, di se stessi e degli altri, esattamente nella pasta molle del testo digitale che in quella bioelettrica nelle sinapsi di chi sta pensando. Siamo aperti alle influenze di tutto il mondo, biologico o artificiale che sia. Questo è innegabile. La strategia vincente, secondo Reichenstein, non è negarlo o sbatterlo davanti all’utente con un pulsante “Crea con l’AI”, bensì interpretando il modo con il quale la parola digitale può essere resa nuova e unica rispetto a quella scritta o pensata: tenendo traccia delle sorgenti autoriali e delle progressive trasformazioni”.
Una volta di più, iA Writer si dimostra uno strumento prezioso per l’individuo e il suo mondo creativo.
iA Writer 7 richiede macOS 10.15 o versioni successive, “pesa” 16,1MB ed è venduto 59,99€ sul Mac App Store. L’applicazione è multilingua (italiano compreso).
iA Writer per iPhone / iPad richiede iOS 15 /iPadOS 15 o versioni successive, “pesa” 47,3MB ed è venduto 59,99 euro sull’App Store.