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ComputerWorld: i peggiori bidoni informatici della storia

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àˆ forse il rimpianto più cocente della storia dell’informatica. Fu annunciato e sostenuto da una campagna pubblicitaria in pieno stile Apple.

Ma fu un fiasco. Principalmente hardware: a quel tempo, siamo nel 1993, le proporzioni erano “gargantuesche” sebbene il “PDA” (Personal Digital Assistant) di Apple fosse pieno di straordinarie capacità  che tuttora sono l’essenza di ogni mobile device: organizzazione delle informazioni personali e connessioni.
Ma era costoso, troppo. Il primo costava 700 dollari, l’ultimo modello ben 1000.
E il software di riconoscimento della scrittura era ridicolmente impreciso, tanto che finì per diventare oggetto di burla nelle trasmissioni comiche d’oltreoceano. Il testimone lo prese il Palm Pilot, più piccolo ed economico, che divenne rapidamente un successo. L’idea dunque era buona, la sua realizzazione, meno. Questo spiega l’enfasi con cui Apple ha introdotto la nuova interfaccia dell’iPhone: il multi-touch display, affiancato da un sistema operativo straordinario e zeppo di funzionalità  in un apparecchio che fa della cura ergonomica un’arte.

La lista dei flop è lunga: vi si trovano il Dat (Digital Audio Tape) capace di memorizzare dati senza compressione alcuna, ma fallito miseramente sia per la concorrenza dei CD sia per le misure draconiane adottate nei suoi confronti dal Congresso americano sulla spinta degli interessi delle case discografiche spaventate dalle opportunità  che il sistema offriva alla pirateria. Fu stroncato e rimase un prodotto di nicchia destinato al mercato audio professionale.

Accanto al Dat si possono trovare tecnologie che hanno aperto nuove strade e che tuttora sono sviluppate – come gli e-book – ma che non hanno mai fatto grande presa sulla massa dei consumatori, nonostante il martellante battage pubblicitario. O BoB, la cartonesca interfaccia utente di Microsoft Windows 3.1, o ancora il mitico Apple Lisa o NeXT, due creature nell’orbita di Steve Jobs: il primo fallì – nell’opinione del cronista di ComputerWorld – a causa della lentezza improponibile e del costo proibitivo, sebbene avesse una straordinaria interfaccia grafica e supportasse già  pienamente il multitasking; il secondo fu più noto che venduto, ma finì per costituire parte essenziale di Mac Os X.

Così, nel bene o nel male, la storia di Apple costituisce una parte essenziale della storia dell’informatica, sia quando sforna prodotti di straordinario successo sia quando avvia nuove tecnologie che altri sfrutteranno portando al successo.

Ma quello che l’articolo dice velatamente e che sottolineiamo noi è che la storia dell’informatica è anche una storia di ritorni, come quello di Apple che dopo le sventure di Newton, dei Performa e dei cloni è tornata a guidare l’industria informatica riprendendo una strada fatta di successi straordinari come solo chi è consapevole della propria storia può fare.
[A cura di Fabio Bertoglio]

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