Il Consiglio dell’Unione europea ha dato il via libera alla nuova direttiva sul diritto d’autore, che – secondo la Commissione – “porterà benefici concreti ai cittadini, all’industria creativa, alla stampa, ai ricercatori, agli operatori dell’istruzione e alle istituzioni culturali”.
La riforma consentirà di adattare le norme in materia di diritto d’autore alla società contemporanea, dove i servizi di musica in streaming, le piattaforme video on demand, gli aggregatori di notizie e le piattaforme di contenuti caricati dagli utenti sono ormai le principali fonti di fruizione di opere creative e di articoli di stampa.
Questa nuova direttiva è stata proposta dalla Commissione nel settembre 2016 e votata dal Parlamento europeo nel marzo 2019. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato: “con l’accordo odierno, adattiamo le norme sul diritto d’autore all’era digitale. L’Europa disporrà ora di norme chiare che garantiranno un’equa remunerazione ai creatori, maggiori diritti per gli utenti e più responsabilità per le piattaforme. La riforma del diritto d’autore è il tassello mancante del puzzle per ultimare la realizzazione di un mercato unico dell’UE coerente e completo.
Tra gli articoli controversi sono stati approvati l’articolo 11 e l’articolo 13 che prevedono l’obbligo per le piattaforme online (come Google e Facebook) di procurarsi una licenza preventiva dagli editori che detengono i diritti sulle informazioni diffuse e il riconoscimento agli editori della stampa del diritto d’autore sull’uso delle proprie pubblicazioni da parte delle piattaforme e degli aggregatori di notizie online.
L’articolo 11 della Direttiva ( “Protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo digitale”) prevede l’obbligo per le piattaforme online che pubblicano snippet (in altre parole frammenti ed esempi di codice sorgente) a munirsi di una licenza preventiva da parte del detentore dei diritti. In molti hanno fatto notare ch l’articolo 11 in questione potrbebe provocare effetti negativi per i siti che diffondono notizie, sia in termini di traffico che di visibilità, perché piattaforme come Google o Facebook potrebbero rifiutarsi di versare i compensi richiesto su alcuni articoli, con la conseguenza di diminuire decisamente il traffico in entrata verso i siti.
La questione è complesaa: da una parte gli editori puntano il dito contro social e motori di ricerca, accusati di sfruttare i loro contenuti senza offrire nessun compenso, dall’altra parte tali piattaforme sostengono che la loro funzione è quella di informare e queato non fa altro altro che favorire gli interessi degli editori.
Nella FAQ della Commissione – alla quale vi rimandiamo per approfondire la questione – si spiega che “la direttiva intende creare un quadro completo nel quale il materiale protetto dal diritto d’autore, i titolari dei diritti d’autore, gli editori, i prestatori di servizi e gli utenti possano tutti beneficiare di norme più chiare e adeguate all’era digitale”. Dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE, gli Stati membri disporranno di 24 mesi per recepire la direttiva nel diritto nazionale.