Steve Jobs l’ha avuto in tasca almeno per sei mesi. Solo questo è una garanzia che la versione 2.0 dell’iPhone sarà sempre pi; ricca: dietro ci saranno le sue mille richieste di perfezionamento nate nei mesi e mesi d’uso. Solo che Apple questa volta, a quanto pare da una serie di rapporti e indiscrezioni assolutamente anonime che presentiamo qui in anteprima, poterà con sé un’ampia serie di novità ma in modo progressivo. Il motivo? E’ presto detto.
Come aveva osservato lo stesso Steve Jobs a gennaio durante la presentazione dell’apparecchio, la tastiera è virtuale è tale perché così si possono aggiungere via via nuove funzionalità e comandi associati. Qualcosa che gli apparecchi “vecchio stile” non sono in grado di fare ma che l’iPhone, cioè la prima “Post-Pc Device” invece ha iscritto nel suo Dna. Cosa succederà , allora?
A quanto pare ci saranno parecchi aggiornamenti del sistema operativo del telefono, che porteranno non solo a una maggiore funzionalità , ma anche e soprattutto nuove funzioni. Magari anche gli Mms e la capacità di registrare video oltre che immagini, perché no. Dopotutto, quando c’è l’hardware, poterlo fare è solo una questione di software. Il software arriverà . E non ci sarà solo quello.
Uno degli elementi caratterizzanti sarà l’integrazione con Leopard. Quindi, una vera modalità disco che permetterà di “navigare” i contenuti di iPhone con le modalità non già dell’attuale Finder ma della nuova versione 10.5, cioè comprensiva di Cover Flow e di tutti i lustri previsti per quella edizione del sistema operativo. Compreso una modalità nativa di condivisione dei file sull’iPhone attraverso le cartelle del Finder di Leopard.
Ancora, se l’introduzione del testo attraverso la tastiera virtuale (che, credeteci, nel medio periodo è davvero speciale e per niente difficile una volta fatta l’abitudine con una settimana d’uso) in modalità verticale appare poco pratica, niente impedirà di permetterne l’uso anche in modo orizzontale, guadagnando di spazio per le dita (e meno di spazio per il testo da inserire), proprio come accade per Safari per iPhone.
Inoltre, nell’arsenale di Apple ancora deve giungere la nuova versione delle applicazioni di iWork (che probabilmente si arricchiranno di una terza colonna: il foglio di calcolo della Mela) che potranno in qualche parte entrare anche nell’iPhone, se non altro in forma di un plug-in per visionare in maniera più completa i documenti che non solo quella offerta dai documenti di Office. Anche l’applicazione per “prendere appunti” (che con Leopard finiranno dritti dentro la nuova versione di Mail) evolverà in maniera sostanziale. Portando con sé anche le funzioni di selezione, taglia, copia e incolla. Prima, però, ci sarà una bella sorpresa.
Si tratterebbe di iChat in versione mobile per iPhone, che potrebbe arrivare con il primo o il secondo aggiornamento del sistema operativo del telefono, durante l’estate. Sarà un iPhone che evolverà molto rapidamente e che non farà rimpiangere la presenza di applicazioni di terze parti – potenzialmente più pericolose per la stabilità dell’apparecchio che non per le funzionalità che potrebbero portare. Le applicazioni infatti arriveranno – tramite Apple e selezionati partner – in modalità super-sicura così come il supporto per Flash solo quando verrà customizzato a sufficienza da esser stabile, leggero e sicuro.
Ancora, visto che si tratta di una tecnologia fondamentale per il Mac basata su una somma di meta-dati, anche Spotlight farà la sua comparsa tramite un aggiornamento all’interno del cellulare. Più difficile forse da implementare, consentirà tuttavia di avere a disposizione un efficace strumento per unificare le differenti basi di dati che – peraltro – vengono già attraversate dagli strumenti di analisi per la predizione del testo inserito dagli utenti.
Farà parte di questi aggiornamenti, magari in sincronia con il lancio della nuova versione di Office Microsoft per Mac, anche la compatibilità di livello avanzato (e non su base Imap) della posta dell’iPhone con i server Microsoft Exchange. Un passo fondamentale per terminare l’integrazione lato “business” con i server aziendali di posta elettronica. Inoltre, la possibilità di usare Bonjour e la condivisione di file e risorse attraverso una rete locale Wi-Fi.
Parlando di evoluzione, appare adesso chiaro che la piattaforma di MacOs X per iPhone – parallela e analoga a quella del sistema operativo di Apple – non solo consente un discreto vantaggio in termini di sviluppo e allineamento dei due, ma anche apre la strada a un universo di nuove apparecchiature. Infatti, sotto l’interfaccia e i modi d’uso, si possono immaginare (come alcune voci già riportano) anche altre possibili implementazioni. Ad esempio, una nuova generazione di portatili con un touch-pad espanso che consenta di riprendere molti dei “gesti” utilizzati per l’iPhone su Leopard, come ad esempio lo zoom o lo scorrimento in punta di un dito, o la possibilità di interagire diversamente con alcune applicazioni e il Finder.
A quelli che criticano l’iPhone, considerandolo solo un telefono cellulare avanzato in linea però con una pletora di altri telefoni cellulari, si può adesso obiettare che in realtà siamo davanti ad un salto di paradigma in ogni senso, una nuova piattaforma che Steve Jobs durante il suo incontro con Bill Gates e Walt Mossberg alcune settimane fa aveva definito la prima delle “Post-Pc Device”. Un nome che apre un mondo di nuovi scenari, dai quali gli altri hanno tutto da imparare e (come al solito) da copiare.
Un esempio? Da apparecchio ad apparecchio, l’unico modo “pulito” per avere una nuova versione del sistema operativo di Microsoft, Symbian o Palm in un cellulare cosiddetto “intelligente”, le vecchie applicazioni non sono più compatibili, non funzionano nello schermo di risoluzione differente e sostanzialmente hanno una pletora di problemi. Adesso, provate a chiedervi se l’iPhone appartiene a questa o ad un’altra genìa di telefoni cellulari…