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Come Spotify sta conquistando il mercato dei podcast

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Spotify ha annunciato di aver siglato un accordo in esclusiva con Joe Rogan: per una cifra non rivelata (si vocifera circa 100 milioni di dollari), il podcast di Rogan, The Joe Rogan Experience, sarà disponibile in esclusiva solo su Spotify a partire dal 1 settembre 2020, e così sarà per molti anni.

L’annuncio è stato accolto con entusiasmo dagli investitori: le azioni di Spotify hanno guadagnato il 16%, arrivando a toccare i 196,52 dollari, il valore massimo di sempre, per poi correggere verso i 192, più o meno lo stesso valore del precedente record, toccato nell’agosto 2018.

The Joe Rogan Experience può essere considerato uno dei podcast più popolari del momento, forse il più popolare in assoluto. Il podcast è stato lanciato nel 2009 da Joe Rogan, un comico che iniziò a prestare la voce come commentatore televisivo per la federazione statunitense di arti marziali miste Ultimate Fighting Championship.

Con il passare degli anni la sua trasmissione è diventata sempre più acclamata, grazie anche alla partecipazione di personaggi molto noti. Ricordiamo l’ormai famigerata ospitata nel 2018 di Elon Musk dove il fondatore di Tesla fumò provocatoriamente uno spinello in diretta. Nel marzo 2020 il canale YouTube di Rogan, dove vengono pubblicati i video dei suoi podcast, ha registrato 100 milioni di visualizzazioni.

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Spotify si è assicurato quindi un pezzo da novanta: l’accordo in esclusiva con Rogan è solo l’ultima tappa di un percorso che vede l’azienda di streaming svedese impegnata nella conquista del mercato dei podcast, percorso iniziato nel 2018 con una serie di azioni che illustravano chiaramente le intenzioni dell’azienda.

Nel febbraio 2019 Spotify aveva annunciato l’acquisizione delle due piattaforme di podcasting Gimlet e Anchor, seguite da Parcast e The Ringer. Contemporaneamente Spotify ha messo sempre più in evidenza i podcast sulla sua piattaforma: nell’ottobre 2018 la sua piattaforma per il podcasting è stata aperta pubblicamente a tutti, mossa che in alcuni Paesi ha permesso a Spotify di scalzare Apple come piattaforma più usata per il podcasting.

Una beffa per la Mela, che nella prima decade degli anni 2000 aveva contribuito in maniera decisiva a rendere i podcast un fenomeno di massa grazie all’integrazione fra iPod e iTunes. Ai tempo però lo streaming non era ancora diffuso e la fruizione dei podcast era certamente meno accessibile e pratica di quanto non lo sia ora.

Oggi, con la diffusione capillare dello streaming e degli smartphone, il podcasting sembra essere un trend inarrestabile. In questo scenario Spotify si è già guadagnato il titolo di piattaforma di podcasting più usata al mondo e per ora a nulla sono valsi i tentativi di Apple di riprendersi lo scettro un tempo posseduto.

L’accordo fra Spotify e Joe Rogan potrebbe rappresentare un precedente importante nel settore, con vantaggi da entrambe le parti. L’audience de The Joe Rogan Experience confluirà verso Spotify, aggiungendo nuovi utenti alla piattaforma di streaming. Alcuni – una minoranza – diventeranno nuovi abbonati; tutti gli altri sfrutteranno la versione gratuita della piattaforma, contribuendo comunque ai ricavi pubblicitari del servizio.

Joe Rogan potrà contare sull’intera base utenti di Spotify, che raggiunge ad oggi 286 milioni di persone e che continua a crescere anno dopo anno, confermandosi regolarmente come la prima piattaforma in assoluto per lo streaming musicale (se escludiamo YouTube, che gioca comunque in un campionato differente).

La nutrita base utenti di Spotify potrebbe spingere altri podcaster a chiudere analoghi accordi in esclusiva. Accordi di questo tipo sono difficili da raggiungere nel caso degli artisti musicali, per via dell’intermediazione della case discografiche, poco inclini a rinunciare a fette di mercato non trascurabili.

Ci sono stati e ci sono tuttora esempi di esclusive anche in campo musicale, ma si tratta di esclusive temporali, che rispetto alla concorrenza forniscono vantaggi di settimane, al massimo pochi mesi. Nel caso dei podcast gli accordi in esclusiva sono più semplici da siglare: il rapporto con i podcaster nella maggior parte dei casi non è mediato da soggetti terzi pronti, a mettersi di traverso per far valere i lori interessi.

Ulteriori accordi in esclusiva significherebbero nuovi vantaggi per Spotify a discapito della concorrenza, mentre per i creatori si tradurrebbero in interessanti compensi economici e l’opportunità di raggiungere la più ampia audience del mercato dello streaming musicale, credenziale di tutti rispetto da presentare agli sponsor.

Infine, dopo alcuni tentativi di scarso successo, quest’ultima svolta potrebbe giocare un ruolo centrale nel rilancio dei video su Spotify: The Joe Rogan Experience, infatti, non verrà più trasmesso su YouTube ma sarà disponibile su Spotify anche in formato video.

Gli utenti potranno così decidere se ascoltare solo l’audio o godersi anche il filmato, magari per vedere cosa Elon Musk deciderà di fumarsi durante la sua prossima ospitata.

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