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Come funziona Immuni, tutti i dettagli in un solo articolo

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Il caso Coronavirus ha sconvolto il mondo e come tutti i grandi eventi mondiali la sua evoluzione si è intrecciata con la tecnologia che è stata usata per prevederlo, seguirlo e se possibile anche indebolirlo rallentandone la diffusione. Uno degli strumenti usati in larga parte del mondo sono state le app per il tracciamento dei positivi di cui una nasce anche in Italia. Si tratta di Immuni, app per iPhone e Android, sviluppata dalla italiana Bending Spoons che è stata al centro di una discussione e numerosi articoli di giornale da ben prima che fosse realmente messa a disposizione del pubblico, cosa che è avvenuta (anche se per ora in forma sperimentale) il primo giugno 2020.

Ma come funzione Immuni e ancora prima come è stata ideata? Quali sono i suoi vantaggi e i limiti? Serve davvero a sconfiggere il Coronavirus? Rispondere a tutto questo non è semplice e le risposte non sempre sono univoche e non per tutti potrebbero essere valide e soddisfacenti perché la materia è controversa e per alcuni aspetti spinosa. Proviamo comunque a dare una mano ai nostri lettori

Come nasce il progetto di Immuni

Immuni nasce sulla scorta di una convinzione generalmente accolta a livello internazionale: il tracciamento dei contatti per i positivi al Coronavirus nel corso della loro vita quotidiana è uno dei pilastri del sistema di riduzione della velocità del contagio. Per questa ragione, fondandosi anche sull’esperienza di altri paesi (la Cina ma anche e soprattutto la Corea del Sud) è stato deciso di sviluppare anche in Italia un sistema di questo tipo. In particolare di creare un software per smartphone, il più diffuso e personale dei dispositivi, che fosse in grado di svolgere questo compito. L’incarico di operare in questa direzione è stato affidato, dopo una gara, alla società Bending Spoons, azienda che si è occupata dello sviluppo di Immuni, app di contact tracing (tracciatura dei contatti) per la prevenzione e il contenimento del nuovo coronavirus. A quanto si è appreso, lo sviluppatore italiano, specializzato in applicazioni fitness e giochi, con uno spiccato orientamento al mondo iOS, ha sviluppato l’app “esclusivamente per spirito di solidarietà”, “al solo scopo di fornire un proprio contribuito volontario e personale, utile per fronteggiare l’emergenza da COVID-19”.

Lo scopo di Immuni

Abbiamo fatto cenno al progetto di tracciamento Coreano come fonte di ispirazione per Immuni. In realtà Immuni si ispira solo nel suo fondamento all’applicazione del governo coreano che ha altre finalità e modalità di funzionamento del tutto differenti. In particolare l’app Coreana traccia via GPS i malati di Covid-19 per verificare i loro spostamenti, cosa che in Europa (e in larga parte del mondo) non è possibile fare per le leggi sulla privacy.

In Italia Immuni, che è volontaria, funziona usando il Bluetooth Low Energy per verificare (come e a che condizioni lo vedremo dopo) se siamo entrati in contatto con una persona che ha contratto il virus e ci allerta di questo evento.

Per svolgere questo compito Apple e Google hanno messo a disposizione degli sviluppatori le interfacce di programmazione (API) con l’obiettivo di rendere possibile l’utilizzo della tecnologia Bluetooth per aiutare governi e autorità sanitarie a contenere i contagi, “nel pieno rispetto della sicurezza e della privacy degli utenti”.

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Immuni non è obbligatoria

Altra premessa importante: Immuni NON è obbligatoria, ma volontaria. Scaricarla è consigliato. È stata esclusa anche la possibilità di limitare gli spostamenti per coloro che decideranno di non scaricarla. La volontarietà è – tra le altre cose – uno dei criteri che l’app deve soddisfare per operare nel rispetto della normativa sulla privacy e delle linee guida europee, un elemento che verrebbe meno se l’app diventasse presupposto necessario per usufruire di beni o servizi.

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Il funzionamento di Immuni

Il sistema di notifiche di esposizione di Immuni mira ad avvertire gli utenti quando sono stati esposti a un utente potenzialmente contagioso. È importante ribadire che i sistema è basato sulla tecnologia Bluetooth Low Energy e non utilizza dati di geolocalizzazione di alcun genere, inclusi quelli del GPS.

L’app non raccoglie e non è in grado di ottenere alcun dato identificativo dell’utente, quali nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o indirizzo email. Immuni riesce quindi a determinare che un contatto fra due utenti è avvenuto, ma non chi siano effettivamente i due utenti o dove si siano incontrati.

Un esempio di funzionamento

Consideriamo l’esempio di Alice e Marco, due ipotetici utenti. Una volta installata da Alice, l’app fa sì che il suo smartphone emetta continuativamente un segnale Bluetooth Low Energy che include un codice casuale. Lo stesso vale per Marco. Quando Alice si avvicina a Marco, gli smartphone dei due utenti registrano nella propria memoria il codice casuale dell’altro, tenendo quindi traccia di quel contatto. Registrano anche quanto è durato il contatto e a che distanza erano i due smartphone approssimativamente. I codici sono generati del tutto casualmente, senza contenere alcuna informazione sul dispositivo o l’utente. Inoltre, sono modificati diverse volte ogni ora, in modo da proteggere ulteriormente la privacy degli utenti. Supponiamo che, successivamente, Marco risulti positivo al SARS-CoV-2. Con l’aiuto di un operatore sanitario, Marco potrà caricare su un server delle chiavi crittografiche dalle quali è possibile derivare i suoi codici casuali.

Per ogni utente, l’app scarica periodicamente dal server le nuove chiavi crittografiche inviate dagli utenti che sono risultati positivi al virus. L’app usa queste chiavi per derivare i loro codici casuali e controlla se qualcuno di quei codici corrisponde a quelli registrati nella memoria dello smartphone nei giorni precedenti. In questo caso, l’app di Alice troverà il codice casuale di Marco, verificherà se la durata e la distanza del contatto siano state tali da aver potuto causare un contagio e, se sì, avvertirà Alice.

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La privacy di Immuni

Immuni segue le linee guida di Apple e Google utilizzando quello che in gergo si chiama modello DP-3T, acronimo di “Decentralised Privacy-Preserving Proximity Tracing”, un meccanismo decentralizzato. Sono gli smartphone degli utenti a inviare, ricevere e immagazzinare chiavi anonime (stringhe alfanumeriche) delle persone incontrate, mentre un server riceverà solamente le stringhe inviate dal telefono di un paziente positivo quando questo conferma la sua positività. Il server in questione è sfruttato per comunicare con tutte le app in circolazione: se viene indivuduata una “corrispondenza” (processo che avviene sullo smartphone), il sistema è in grado di fornire istruzioni in base alla tipologia di contatto, durata, distanza e così via.

Gli sviluppatori spiegano che durante l’intero processo di design e sviluppo di Immuni, hanno posto grande attenzione sulla tutela della tua privacy. Di seguito una lista di alcune delle misure con cui Immuni protegge i dati dell’utente:

  • L’app non raccoglie alcun dato che consentirebbe di risalire all’identità dell’utente. Per esempio, non chiede e non è in grado di ottenere  nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o indirizzo email.
  • L’app non raccoglie alcun dato di geolocalizzazione, inclusi i dati del GPS. Gli spostamenti dell’utente non sono tracciati in alcun modo. L’app quindi non conosce mai il luogo dove siete stati
  • L’app non è in grado di identificare nè ricordare un qualunque identificativo dei dispositivi che ha incontrato. Solo il loro codice causale.
  • Il codice Bluetooth Low Energy trasmesso dall’app è generato in maniera casuale e non contiene alcuna informazione riguardo allo smartphone, né sull’utente. Inoltre, questo codice cambia svariate volte ogni ora, per tutelare ancora meglio l privacy.
  • I dati salvati sullo smartphone sono cifrati.
  • Le connessioni tra l’app e il server sono cifrate.
  • Tutti i dati, siano essi salvati sul dispositivo o sul server, saranno cancellati non appena non saranno più necessari e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2020.
  • È il Ministero della Salute il soggetto che raccoglie i tuoi dati. I dati verranno usati solo per contenere l’epidemia del COVID-19 o per la ricerca scientifica.
  • I dati sono salvati su server in Italia e gestiti da soggetti pubblici.

Sicurezza di Immuni

Bending Spoons ha chiesto anche un test di sicurezza, condotto su entrambe le distribuzioni iOS ed Android dell’app, a Mobisec ha assegnato un punteggio per ponderarne correttamente la severità, una società che dal 2017 certifica la cyber security in ambito mobile di aziende nei più disparati mercati. Secondo Alberto Zannol “Immuni è un’app effettivamente al di sopra della qualità che riscontriamo spesso nelle nostre attività quotidiane di security analysis, assessment e testing”. Essere solida dal punto di vista del codice rappresenta una garanzia in più per la privacy degli utenti visto che un hacker non dovrebbe trovare punti deboli e vulnerabilità, questo sia nel codice che durante trasmissione, l’utilizzo, il processo e la conservazione delle informazioni.

Come funziona Immuni, tutti i dettagli in un solo articolo

L’uso dei dati di Immuni

L’app Immuni raccoglie soltanto i dati relativi a episodi di contatto in cui l’utente si è trovato per breve tempo a pochi metri di distanza da altri utenti dell’app. Questi dati sono memorizzati in modo decentralizzato sullo smartphone per un periodo stabilito, dopodiché sono cancellati in modo irreversibile. Non sono dunque scambiati dati personali, sulla posizione e sul dispositivo utilizzato.

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Con la nostra autorizzazione, le notifiche di esposizione possono essere utilizzate da un’autorità sanitaria pubblica o governativa per inviare una notifica nel caso abbiamo avuto contatti con qualcuno che ha segnalato di aver contratto il COVID-19. Se scegliamo di abilitare le notifiche di esposizione, l’app richiederà l’autorizzazione per salvare e condividere degli identificativi casuali. In questo modo, il nostro dispositivo potrà utilizzare il Bluetooth per trasmettere un identificativo casuale (gli “identificativi Bluetooth”), ossia una stringa di numeri casuali che cambia ogni 10–20 minuti.

Gli identificativi vengono generati in modo codificato sul dispositivo a partire da una chiave generata casualmente (la “chiave casuale del dispositivo”) che cambia almeno ogni 24 ore per proteggere ulteriormente la privacy. Gli identificativi Bluetooth e le chiavi casuali dei dispositivi non includono informazioni sulla tua posizione o sulla tua identità.

In caso di contatto, i cellulari con l’app si scambiano soltanto un codice crittografato, che viene memorizzato localmente sui dispositivi e cancellato automaticamente dopo 14 giorni. telefono memorizza soltanto gli ID casuali degli ultimi 14 giorni. È possibile eliminare gli ID casuali memorizzati sul proprio dispositivo prima che vengano eliminati automaticamente dopo 14 giorni, dalla sezioen notifiche impostazioni del sisrtema operativo, tocando “Elimina ID casuali” e poi “Elimina”.

Tempo di conservazione dei dati

Con uno specifico decreto è stato stabilito che l’uso dell’app, della piattaforma e il trattamento di dati personali saranno interrotti alla fine dello stato di emergenza e comunque non oltre il 31 dicembre 2020. Entro la stessa data, inoltre, tutti i dati personali trattati dovranno essere cancellati o resi definitivamente anonimi.

Altri dispositivi iOS e Android con questa funzionalità abilitata ricevono gli identificativi Bluetooth e trasmettono i propri. Il nostro dispositivo registrerà e archivierà in modo sicuro gli identificativi degli altri dispositivi che si trovano nel raggio di azione del Bluetooth per almeno 5 minuti, insieme alla data, la durata stimata dell’esposizione e la potenza del segnale Bluetooth (collettivamente i “metadati associati”). Per proteggere ulteriormente la privacy, la durata stimata viene registrata per un massimo di 30 minuti. La potenza del segnale Bluetooth aiuta a fornire una panoramica generale della prossimità dei dispositivi: in genere, quanto più vicino si trova il dispositivo, maggiore è la potenza del segnale registrata. Gli altri dispositivi che ricevono gli identificativi Bluetooth del nostro dispositivo li registreranno e li archivieranno con una procedura simile, insieme ai metadati associati.

Quali dati scarica Immuni?

L’app può scaricare un elenco di chiavi casuali dei dispositivi degli individui risultati positivi o a rischio di esposizione al COVID-19, secondo quanto stabilito dalle autorità sanitarie pubbliche o governative, e che hanno scelto di condividere le chiavi casuali del proprio dispositivo. In seguito al download, l’app può richiedere al dispositivo di confrontare l’elenco con gli identificativi Bluetooth che ha raccolto e archiviato da altri dispositivi. Se è presente una corrispondenza, i metadati associati (ma non l’identificativo corrispondente) vengono resi disponibili all’app, che invia una notifica segnalando l’esposizione e fornendo assistenza su come procedere.

Età di uso di Immuni

Bisogna  avere almeno 14 anni per usare Immuni. Se si ha almeno 14 anni ma meno di 18, per usare l’app bisogna avere il permesso di almeno uno dei genitori o di chi esercita la rappresentanza legale.

Domande e risposte su Immuni

È vero che sui dispositivi Android l’app necessita dell’accesso alla posizione?

Affinché l’app funzioni e abbia accesso a Bluetooth, è necessario attivare la funzione «Posizione». Sui dispositivi Android, per attivare il Bluetooth bisogna attivare la posizione. Questa funzione va quindi attivata, anche se l’app Immuni non accede mai alla posizione mediante localizzazione satellitare.

È vero che alcuni utenti Android si sono trovati l’app Immuni installata sul telefono senza fare nulla?

No. È una bufala. Ne abbiamo parlato qui.

Chi garantisce che l’app è sicura?

L’azienda milanese che ha sviluppato l’app evidenzia che il Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, che ha attivato il Covid Tracing Tracker per informare la popolazione mondiale su caratteristiche e implicazioni nelle app per la notifica delle esposizioni, “ha promosso Immuni a pieni voti, assegnandole 5 stelle su 5”.

Bending Spoons, la società che ha sviluppato l’app, ha affidato l’attuazione dei test di sicurezza a Mobisec, azienda trevigiana che dal 2017 certifica la cyber security in ambito mobile di aziende nei più disparati mercati: bancario, digital payments, assicurativo, pubblica amministrazione centrale, online gaming, betting, trasporti, mobilità, utilities, telefonia, automotive, sia a livello nazionale che internazionale.

L’analisi di sicurezza è stata condotta su entrambe le distribuzioni iOS ed Android dell’app. L’app è stata sottoposta a diverse fasi di security analysis, secondo le metodologie riconosciute come standard di trustability e reliability, ovvero di affidabilità. Per ogni vulnerabilità riscontrata, Mobisec ha assegnato un punteggio per ponderarne correttamente la severità.

L’architettura dell’app e il suo funzionamento sono state analizzate e approfondite da Mobisec, esplorando tutti gli aspetti e le casistiche riscontrabili massimizzando il perimetro di indagine con un approccio cosiddetto fuzzy, riproducendo così più casistiche verosimili di utilizzo di un utente medio. L’app è stata installata sia su device Android che iOS su dispositivi appositamente modificati per carpirne il funzionamento nella maniera più dettagliata possibile e capire così quali potessero essere i punti deboli e di attacco su cui un hacker avrebbe potuto agire. I test hanno consentito di isolare le possibili vulnerabilità dell’app e i rischi, come la mancanza di protezione durante la trasmissione, l’utilizzo, il processo e la conservazione delle informazioni: un percorso necessario a garantire un risultato ottimale circa la totale sicurezza dell’app. Essi si sono inoltre focalizzati sulle risorse e le operazioni che l’app richiede durante il suo utilizzo e che usa per il suo obiettivo: queste risorse e queste funzioni sono state “attaccate” empiricamente dagli analisti di Mobisec per cercare di cambiare, rubare e/o iniettare informazioni e per verificare la possibilità o meno di portare un breach o un’interruzione del servizio.

I test hanno confermato la sostanziale sicurezza dell’app, che è stata concepita fino dalle fasi di progettazione per tutelare al massimo la privacy degli utenti e dei loro dati personali, sensibili e ancora di più sanitari, dati particolarmente riservati e delicati”. Immuni non è in grado di geolocalizzare l’utente né di registrarne i dati personali, come nome, età, email o numero di telefono, o risalire in alcun modo ad essi. La richiesta di inserire la propria Regione e provincia di appartenenza è una necessità dettata unicamente dall’esistenza di regolamenti che territorialmente possono variare: la sua utilità risiede invece nella possibilità di segnalare se ci sono stati contatti con un utente positivo, quanto sono durati e a quale distanza, per consentire a chi riceve l’informazione di potersi attivare rivolgendosi, ad esempio, al proprio medico di base. Gli utenti dell’app sono identificati da codici di prossimità a rotazione, a loro volta generati da chiavi di esposizione temporanee, e cambiano più volte ogni ora: le stesse chiavi di esposizione temporanee vengono inoltre generate in modo casuale e cambiano una volta al giorno.

Per Mobisec “l’implementazione è stata eseguita secondo le migliori practice disponibili allo stato dell’arte e con i più moderni strumenti di sviluppo e Quality Assurance”. La diffidenza, soprattutto quando si parla di una dimensione così privata come quella della nostra salute è comprensibile, ma scaricare Immuni è un gesto di grande responsabilità e partecipazione volontaria e attiva del singolo alla causa della salute collettiva.

Il codice è open source?

Sì, il codice è open source e disponibile su GitHub. La licenza è la GNU Affero General Public License version 3.

Per quali altri scopi può essere utilizzata l’app?

L’app serve esclusivamente a contenere il coronavirus; il suo uso sarà sospeso non appena non servirà più allo scopo.

Quali informazioni fornisce l’app in caso di possibile contagio?

L’app non stabilisce soltanto se l’utente ha avuto contatti con persone infette, ma anche per quanto tempo e a quale distanza (nei limiti del possibile). Soltanto se l’utente si è trovato nel corso di una giornata per complessivamente quindici minuti a meno di due metri di distanza da persone infette, il sospetto di un possibile contagio è abbastanza elevato e l’utente ne viene informato.

L’app è in grado di stabilire se vi è una parete di protezione tra due persone?

Le pareti possono bloccare fino a una certa misura la trasmissione del segnale Bluetooth, il che permette di ridurre i falsi allarmi. Tuttavia, i divisori in plexiglass, sempre più diffusi per esempio nel settore della ristorazione, non possono essere riconosciuti. Altrettanto difficilmente lo smartphone può determinare se le persone indossano una mascherina. :-)

Che cosa succede con l’app se due persone indossano una mascherina?

L’app non può ovviamente riconoscere se due persone indossano una mascherina e registra il contatto. Un contatto fino a due metri di distanza tra due persone che indossano una mascherina non è considerato a rischio di contagio. Al momento, gli esperti ritengono che il virus si trasmetta principalmente attraverso le goccioline, che possono essere limitate in uscita con l’uso della mascherina.

Che cosa succede se un dispositivo viene messo in carica in prossimità di un altro, ma i proprietari dei dispositivi non sono stati a contatto?

Se due smartphone con l’app installata sono messi in carica a una distanza inferiore a due metri l’uno dall’altro, questo è registrato come contatto. L’app non può essere in grado di distinguere se il cellulare si trova o meno in prossimità del suo proprietario.

Il Bluetooth deve essere sempre attivo? Che cosa accade se non lo attivo?
Per poter riconoscere gli incontri, il Bluetooth deve essere sempre attivato. Il consumo della batteria aumenta soltanto leggermente.

È possibile utilizzare altre funzioni Bluetooth (es collegare cuffie al cellulare) quando l’app Immuni è attiva?

Sì, è possibile continuare a utilizzare Bluetooth per collegare cuffie ecc. anche quando l’app è attiva.

Quali sono gli effetti sulla batteria?

L’app è stata concepita per funzionare con il massimo risparmio energetico possibile. Poiché i Bluetooth Low Energy è sempre attivo, il consumo aumenta leggermente. Tuttavia le API di Apple e Google consentono, tra le altre cose, di ridurre il consumo di energia per le app di tracciamento di prossimità.

L’app si può disattivare?

È possibile in qualunque momento dinsistallare l’app e disattivare la raccolta dei log all’esposizione dalle impostazioni del sistema operativo. Apple e Google disabiliteranno il sistema di notifiche di esposizione in base alle zone quando non sarà più necessario.

Cosa succede se abbiamo contatti ravvicinati con una persona risultata positiva al COVID-19?

Potremmo ricevere una notifica dall’app dell’autorità sanitaria pubblica che avvisa della nostra esposizione al COVID-19. Se riceviamo una notifica, l’app consiglierà come procedere.

Affinché l’app sia realmente utile quante persone dovrebbero installarla?

Perché l’app sia realmente utile c’è bisogno di un’ampia percentuale di utentie e che a questa sia abbinato un sistema diffuso e affidabile di controllo della positività. Uno studio di ricercatori di Oxford riferisce che l’ideale sarebbe se almeno il 60% dei cittadini la usasse in modo  consapevole. La percentuale di utilizzo del 60% difficilmente verrà raggiunta e la ministra Paola Pisano sostiene che l’app sarebbe efficace già con una percentuale del 25-30% di utilizzo; il CEO di Google ha riferito che per ottenere gli scopi prefissati sarebbe sufficiente una percentuale ancora più bassa, del 10-20% e che ovviamente più persone lo adotteranno, maggiore sarà la probabilità di essere effettivamente di aiuto.

È proprio necessario che tutti usino l’app? Cosa succede se non viene usata da un numero sufficiente di persone?

Più persone usano Immuni, più l’app può essere efficace. Infatti, maggiore è la diffusione di Immuni, più sono i potenziali contagiati che l’app riesce ad avvertire e che possono quindi isolarsi, aiutando a contenere l’epidemia e ad accelerare il ritorno alla normalità.
Secondo gli svilippatori, anche se la diffusione di Immuni fosse limitata, l’app potrà comunque contribuire a rallentare l’epidemia, specialmente in combinazione alle altre misure implementate dal governo. Questo rallentamento, anche se minimo, ridurrà la pressione sul Servizio Sanitario Nazionale, permettendo a più pazienti di ricevere cure appropriate e potenzialmente salvando molte vite. Nel frattempo, la ricerca scientifica avanza verso un possibile vaccino.

L’app fa diagnosi mediche o fornisce consigli medici?

Immuni non fa e non può fare diagnosi. Sulla base dello storico della tua esposizione a utenti potenzialmente contagiosi, Immuni elabora alcune raccomandazioni su come è necessario comportarsi. Ma l’app non è un dispositivo medico e non può in alcun caso sostituire un medico.

Devo tenere l’app aperta per farla funzionare correttamente? Si possono usare altre app?

Immuni funziona in background. L’importante è che il tuo smartphone sia acceso e che il Bluetooth sia attivo. Puoi anche chiudere l’app manualmente—fintanto che la tieni installata, non ci sono problemi. Puoi usare tranquillamente altre app, come fai di solito.

È possibile cambiare la lingua dell’app?

Le lingue attualmente supportate dall’app sono l’italiano e l’inglese. Il supporto per il tedesco, il francese e lo spagnolo verrà aggiunto a breve. L’app usa la stessa lingua impostato sullo smartphone, se disponibile, altrimenti l’inglese. Perciò per cambiare la lingua dell’app bisognerà cambiare la lingua del proprio dispositivo.

È possiible usare l’app senza connessione a Internet?

Immuni non richiede una connessione a Internet continuativa. Tuttavia, l’app ha bisogno di connettersi almeno una volta al giorno per scaricare le informazioni necessarie a controllare se siamo stati esposti a utenti potenzialmente contagiosi. Pertanto, bisogna assicurarsi che il proprio smartphone sia connesso a Internet almeno una volta al giorno.

Quanto traffico dati consuma Immuni?

Molto poco. Ogni giorno, l’app scarica le nuove chiavi crittografiche dei dispositivi degli utenti positivi al SARS-CoV-2 per controllare se sei stato esposto a loro ed eventualmente avvertirti. È possibile aspettasti che questa operazione consumi fino a qualche megabyte di traffico dati al giorno, più o meno come caricare una pagina di un sito con qualche foto.

Tengo spesso il mio smartphone in modalità aereo. Posso continuare a farlo?

Sì, l’importante è che tenere il Bluetooth attivo. In questo modo, Immuni continuerà a funzionare come previsto.

Chi è Bending Spoons?

L’azienda Bending Spoons – con sede a Corso Como a Milano – è stata fondata da quattro ragazzi italiani nel 2013, Francesco Patarnello (presidente), Luca Ferrari (consigliere delegato), Matteo Danieli e Luca Querella. Stando a quanto riferisce il Sole 24 ore, Bending Spoons è il principale sviluppatore di app per iOS in Europa e tra le prime venti aziende al mondo per download di app. Tra i suo finanziatori, banche come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi Banca, Banco Bpm, Bper, Banca Sella e Credito Valtellinese, ma anche società quali H14, Nuo Capital e StarTip.

Quali sono i requisiti per l’app Immuni?

È necessario uno smartphone Android o un iPhone con i sistemi operativi aggiornati. Apple ha integrato le API dedicate in iOS 13.5. Per i dispositivi Android, l’update è incluso nei “Google Play Services” che consentono di aggiornare le app di Google e le app da Google Play; questi si aggiornano automaticamente e la distribuzione per i vari modelli di smartphone avverrà gradualmente nei prossimi giorni (se usano Android 6.0 o superiore).

Ho sentito parlare di un virus informatico legato all’app Immuni, che cos’è?

Cybercriminali hanno ideato una campagna per l’invio di virus informatici nei primi giorni in cui dovrebbe essere disponibile l’App Immuni. Il virus per PC arriva via mail, si chiama FuckUnicorn e ha lo scopo di diffondere un ransomware (un malware che cripta i dati chiedendo un riscatto per lo sblocco) con il pretesto di far scaricare un file denominato Immuni. Il malware si diffonde con una mail che invita a collegarsi con sun sito fraudlento che che imita quello del FOFI, la Federazione Ordini dei Farmacisti Italiani.  Agid-Cert, la struttura del governo che si occupa di cybersicurezza, evidenzia che nome del dominio scelto per simulare quello della Federazione dei Farmacisti appare simile a quello reale, con la lettera “l” al posto della “i” (da fofi a fofl). Il ransomware scaricabile dal sito fraudolento arriva come un’applicazione per PC ( “IMMUNI.exe”) che, una volta eseguita, mostra una fint dashboard con i risultati della contaminazione da Covid-19. Il consiglio è ovviamente quello di non scaricare nulla; Nel momento in cui scriviamo l’app ufficiale deve essere ancora testata e, quando sarà disponibile negli store, parità la campagna pubblicitaria di lancio ufficiale per indicare le corrette modalità di download.

Lancio di Immuni

Inizialmente l’app sarebbe dovuta arrivare i primi giorni di maggio ma non è stato possiible, probabilmente anche per la necessità di attendere il rilascio delle API di di Apple e Google. L’app è stata resa disponibile sull’App Store di Apple e sul Play Store di Google il primo giugno 2020 e può essere scaricata gratuitamente da tutti gli italiani sul proprio smartphone. Il sistema è inizialmente attivo in quattro regioni: Puglia, Abruzzo, Marche e Liguria. Se non ci saranno problemi, dopo una settimana l’app dovrebbe essere utilizzabile nel resto d’Italia. “Più che una sperimentazione si tratterà di un test di pochi giorni, forse una settimana, per provare le funzionalità dell’app”, ha spiegato Pierluigi Lopalco, epidemiologo a capo della task force pugliese per l’emergenza coronavirus.

Immediato successo

Anche se l’app è stata lanciata, come scriviamo sopra, in versione sperimentale, quindi senza tutte le funzioni attive in tutte le regioni, è stata immediatamente un successo per il download. A meno di 24 ore di distanza dalla reale disponibilità, secondo quanto dichiarato da ministro per l’Innovazione Paola Pisano, durante un’intervista al TG1, l’app è stata scaricata 500.000 volte in sole 24 ore. Per quanto riguarda il mondo iOS e anche Android è subito finta, secondo il sito di metrica, App Annie, alle spalle di big come Zoom (app scaricatissima negli ultimi tempi per via del coronavirus che ha costretto tanti a trovare nuovi modi per lavorare da casa), TikTok, Whatsapp, Intagram, YouTube, Gmail. Poi in serata è balzata al primo posto. L’utilizzo diffuso di Immuni è fondamentale per rendere effettivo il suo potenziale; secondo alcune fonti sarebbe necessario che fosse installata e funzionante sul 60% dei telefoni in uso in Italia, un numero enorme e difficilmente raggiungibile per diverse ragioni. Secondo altre fonti servirebbe un numero inferiore di download, ma largamente superiore a 500mila.

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