In gergo lo chiamano “freemium” e si tratta di un modello di distribuzione di software che tutti coloro che hanno un iPhone o un iPad conoscono: rilasciare gratuitamente un’applicazione, aggiungendo contenuti a pagamento acquistabili in-app.
E’ questa la formula che nel giro di pochissimo tempo rappresenterà la maggior parte del fatturato non solo su App Store, ma nell’intero mercato del software per dispositivi mobile. Secondo una ricerca di IHS diffusa dal sito specializzato iSuppli, il volume degli acquisti in-app passerà dai 970milioni del 2011 a 5 miliardi e 600 milioni nel 2015, rappresentando quasi il 65% di tutto il giro d’affari.
«Gli utenti di smartphone preferiscono in maniera schiacciante le applicazioni gratuite rispetto a quelle a pagamento – ha detto ad iSuppli Jack Kent, analista di IHS -. Nel 2012 per gli sviluppatori diventerà sempre più difficile proporre app a pagamento di fronte ad una pletora di prodotti gratuiti. La strada sarà quella del modello “freemium”, mettendo a pagamento alcuni contenuti con l’in-app purchase».
Un ragionamento che vale ancora di più per l’App Store di Apple, dove già oggi gli acquisti in-app valgono il 45% del fatturato, contro il 31% dell’Android Market e la media globale con i dati per tutte le piattaforme che si ferma al 39%.
Stando ai numeri dello Store americano a fare la parte del leone in questo settore sono i giochi: il 63% di tutti gli acquisti in app riguarda “valuta virtuale”, utilizzata solamente nel settore ludico. Ed è proprio il campo dei video giochi che sembra ad essere predestinato ad essere il pioniere, se non altro per il fatto di trovarsi in mezzo ad un guado per uscire dal quale servono nuovi modelli di business. E’ di questi giorni l’ammonimento del vicepresidente per l’Europa di Namco Bandai Oliver Comte, lanciato a chiusura del Cloud Gaming Europe di Londra e raccolto dal sito Industry Gamers : «Il free to pay rischia di ucciderere i giochi di qualità».
Quale migliore risposta, quindi, dell’in-app perchase? «Questa strada – conclude Kent – è stata aperta dai giochi. Ma se le compagnie di software vogliono massimazzare i loro guadagni devono seguirla».