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Clubhouse si divide ma pochi se ne accorgono

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Clubhouse si divide, ma ve lo ricordate? Una grande rivoluzione per la tecnologia e il mondo più in generale durata per circa tre settimane all’inizio del 2020. E poi tutti ci siamo chiesti cosa fosse andato storto. Perché sostanzialmente Clubhouse è svaporato.

Ora stanno progettando addirittura di smembrarlo in frammenti separati, per costruire nuovi approcci alla scoperta di contenuti, che poi è il problema dei problemi per i social. Come tenere alto l’engagement delle persone dandogli sempre nuove cose da fare-dire-ascoltare-scrivere.

Questo è stato certamente parte del problema di Clubhouse ma non solo suo. Pensate ad esempio a Twitter, che ha cercato in tutti i modi di trovare una soluzione reinventandosi il collegamento tra utenti, i flusso dei dati lungo il grafo delle relazioni, e tantissime altre cose che però non sono mai diventate dei successi paragonabili a quelli di Instagram e TikTok, per non parlare di Facebook.

Clubhouse si divide ma pochi se ne accorgono

L’origine dell’idea

Cos’è Clubhouse, si potrebbero chiedere i più giovani. Domanda non balzana, perché basta aver avuto una brutta influenza o un esame da studiare “chiusi in casa” e uno potrebbe aver perso del tutto il “momento-Clubhouse” che ha attraversato come un lampo la sfera digitale delle relazioni su internet.

L’app, scrivevamo, si definisce come una “chat audio drop-in”. L’idea era simile alle chat room della prima era di Internet, ma invece della messaggistica istantanea testuale, erano esclusivamente audio, naturalmente in tempo reale. Qualsiasi utente poteva e può avviare una “stanza virtuale” a cui altri possono partecipare. Ogni sala dispone di moderatori, relatori e ascoltatori. I moderatori controllano chi ottiene i privilegi per poter parlare, sebbene gli ascoltatori possano “alzare la mano” per chiedere di parlare.

clubhouse

La novità di Clubhouse: si divide

Adesso, visto che il sistema ha dimostrato che non non riesce a scalare, ecco che arriva una nuova idea: Clubhouse si divide in tante piccole “clubhouses”. Lo spiega uno dei suoi creatori, Paul Davidson: “@clubhouse si sta dividendo in tante clubhouses. Si tratta di un’enorme evoluzione dell’app a cui @rohanseth, il team e io abbiamo lavorato per mesi”. Davidson racconta la storia della nascita di Clubhouse e l’improvviso successo, nonché il bisogno di trasformare questo successo in qualcosa di più stabile e meno sfuggente.

Perché per Clubhouse il problema è stato che, dopo la grande enfasi, aiutata anche dal concorrente successo dei podcast che hanno determinato un’onda di ottimismo per le applicazioni social vocali, non si è mai concretizzato non tanto un modello di business quanto neanche un modello di engagement costante. Ecco l’idea di spezzettare l’esperienza.Clubhouse si divide ma pochi se ne accorgono

Il problema della privacy

Uno dei temi fondamentali attorno al quale ha girato Clubhouse, infatti, è l’incapacità di creare degli spazi privati. L’idea di piazza con i canali dove si ritrovano tutti c’era, ma quella di casa o meglio di spazio riservato no.

“Le migliori esperienze sociali – dice infatti Davidson – non sono aperte a tutti. Sono piccole e curate. È questo che crea intimità, fiducia e amicizia. Qual è una delle esperienze sociali più memorabili che avete vissuto negli ultimi dieci anni? Con chi è stata? Potrebbe essere stato un viaggio con amici e familiari. Un matrimonio. Una cena. Una festa in casa. Una riunione curata. Un festival o un campeggio. O forse solo una serata casuale che è iniziata in piccolo e si è trasformata in qualcosa di grande, dove siete arrivati con pochi amici e ve ne siete andati con molti di più”.

La difficoltà è portare avanti questo tipo di esperienze, che tuttavia sono fondamentali, spiega ancora Davidson: “Queste amicizie sono ciò che definisce la nostra vita. Ma i veri momenti di aggregazione non si verificano molto spesso, perché siamo tutti impegnati, la serendipità è difficile da organizzare e incontrarsi richiede tempo. È un problema che @rohanseth e io abbiamo cercato di risolvere per anni”.

Clubhouse si divide ma pochi se ne accorgono

La risposta? Non sta funzionando

Eccoci dunque all’annuncio via Twitter (come il galateo digitale degli ultimi anni impone) della novità: Clubhouse si divide, con una frammentazione in House, cioè in Case.

“Per far evolvere @clubhouse – dice Davidson, amante del paradosso – la stiamo smembrando. La nuova struttura a grafo consentirà a qualsiasi persona, gruppo o comunità di creare la propria Casa (con la propria personalità, cultura e regole di moderazione dei contenuti) dove i membri potranno incontrarsi regolarmente, parlare e passare da una stanza all’altra”.

Ancora: “Gli elenchi dei membri delle Case – dice Davidson – saranno pubblici, perché così è più divertente. Anche molte stanze di @clubhouse saranno pubbliche e tutti potranno esplorare i corridoi pubblici, scoprendo nuove persone e culture da tutto il mondo. Solo le stanze della Casa saranno private”.

Questa nuova collocazione richiede una app diversa che supporti sostanzialmente una molteplicità di Clubhouses: “La beta in arrivo – conclude Davidson – è una bella sensazione. Sappiamo che ci saranno molte cose da mettere a punto, ma abbiamo anni di capitale in banca e siamo impegnati a lungo termine sul prodotto. Il mondo sta diventando sempre più remoto e incontrarsi con le persone che ci piacciono deve essere più facile”.

Ci riusciranno? Probabilmente no.

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