Mentre riprendono le trattative per trovare un accordo nella class action contro Apple, Google, Adobe e Intel riguardante il presunto cartello per bloccare i salari e non farsi concorrenza nel mercato del lavoro, la Reuters dà notizia di un ricorso di Apple e dalle altre aziende della Silicon Valley presentato oggi alla Corte d’appello contro la decisione della Corte distrettuale per il nord della California di rigettare la proposta di transazione che si era assestata su 324,5 milioni di dollari. Nell’appello gli avvocati delle corporation querelate dichiarano che il giudice Lucy Koh «ha commesso un chiaro errore di diritto», giudicando in maniera «illegittima» come insufficiente la cifra dell’accordo stragiudiziale, accettato dalle parti dopo tre anni di colloqui. La Koh, da parte sua, aveva stabilito che l’accordo non avrebbe potuto essere inferiore ai 380 milioni di dollari, con un approccio che per Apple, Google, Intel e Adobe, è stato «rigido e stereotipato». Mentre sono riprese le trattative tra i lavoratori e le aziende, resta fissata per il 10 settembre la prossima udienza con la Koh.
La vicenda si era aperta nel 2011 quando un gruppo di lavoratori – diventati poi 64mila – aveva fatto causa ad Apple, Google, Intele Adobe per un presunto patto per non “rubarsi” i dipendenti a suon di stipendi più alti. Un vero e proprio cartello che ha avuto gli effetti di mantenere bassi gli stipendi nella Valley e che secondo Koh, aveva visto Steve Jobs come ideatore e principale promotore del sistema. «Ci sono convincenti prove che Steve Jobs fosse una delle figure o la figura centrale nella presunta cospirazione», aveva detto la giudice. La causa ha portata miliardaria, senza considerare il danno di immagine che ne è derivato e che ne potrebbe derivare con la pubblicazione di diverse mail private tra i leader delle principali aziende tecnologiche americane.
Ma sempre secondo Reuters ad essere preoccupati dal rigetto della proposta di accordo di 324,5 milioni sono gli stessi querelanti, non così sicuri di vincere in appello, e comunque non felici di vedere prolungati i tempi. Il 10 settembre si saprà di più.