La class action per Gmail che minacciava di mettere in difficoltà Mountain View è stata respinta dal giudice statunitense Lucy Koh, lo stesso che presiede il popolare processo che vede fronteggiarsi Apple e Samsung. L’azione legale mirava a raccogliere tutti gli utenti che desideravano rivalersi su Google per quanto riguarda il comportamento di Gmail, che prevede che il sistema “legga” il contenuto dei messaggi per poter isolare lo spam, profilare la tipologia dei messaggi ed anche mostrare annunci pubblicitari in target con i contenuti della posta elettronica.
Secondo questa class action per Gmail tale funzionamento poteva configurarsi come violazione della privacy, costare circa 100 dollari a persona per ogni giorno di violazione della legge e avrebbe potuto mettere in seria difficoltà il colosso del web, che basa buona parte del suo business su riscontri di questo genere. La class action per Gmail però non è stata respinta perché inconsistente ma semplicemente perché il giudice Koh ha stabilito che ogni singolo utente non può essere rappresentato perché per ognuno di essi sarebbe necessario stabilire se ha acconsentito o meno al trattamento dei suoi dati personali.
In altre parole, tutti potranno fare causa a Google ma dovranno pagarsi di tasca propria il costo della consulenza legale, necessità che probabilmente spingerà la maggior parte (se non tutti) ad abbandonare la causa, una decisione che comunque pone fine a una class action congiuta che avrebbe potuto scuotere uno dei pilastri fondamentali del business di Mountail View.