Negli USA è stata presentata una richiesta di class action per un’azione antitrust affermando che Apple e Google avrebbero violato le normative antitrust statunitensi siglando un accordo tra loro che prevedrebbe pagamenti da parte di Google a Apple affinché il motore di ricerca di Big G rimanga quello di default sui prodotti della Mela.
Lo riferisce Appleinsider spiegando che il ricorrente sostiene l’esistenza di un accordo tra Apple e Google che avrebbe portato la Casa di Cupertino a rinunciare allo sviluppo di un suo motore di ricerca.
Si contesta inoltre l’esistenza di un presunto accordo segreto che permetterebbe a Google di condividere i profitti nel settore delle ricerche con Apple, e quest’ultima avrebbe accordato un trattamento preferenziale per la presenza su tutti i dispositivi della Mela. Così facendo, le due aziende avrebbero collaborato per sopprimere la concorrenza di competitor più piccoli, di fatto spingendoli fuori dal mercato delle ricerche online. Presunti comportamenti collusivi, avrebbero inoltre portato ad un aumento delle tariffe pubblicitarie online, più elevate rispetto a quelle che si avrebbero con un sistema competitivo.
L’azione collettiva mira ovviamente a ottenere milioni di dollari da Google e Apple, e conseguire un’ingiunzione per annullare clausole di non concorrenza tra le due aziende, accordi di ripartizione degli utili, trattamenti preferenziali per la presenza di Google sui dispositivi Apple e mettere fine ai pagamenti di Google a Apple.
Non è ancora finita: i ricorrenti chiedono la separazione di Google e Apple in più piccole “società separate e indipendenti”, alla stregua di quanto avvenuto con la Standard Oil, la compagnia petrolifera che era attiva nei settori della produzione, trasporto, raffinazione e commercializzazione, cresciuta fino a determinare la propria dissoluzione ad opera della Corte suprema nel 1911.
Nell’ultimo decennio non sono mancati incontri tra i CEO di Apple e Google e sono noti accordi tra le due aziende nel settore delle ricerche ma alcune delle affermazioni di questa potenziale class action sono palesemente esagerate o errate, compresa l’indicazione dell’esistenza di un accordo nel settore dell’advertising online, dal momento che Apple si occupa tra le altre cose del business online con attività dedicate sull’App Store e usa un suo “motore” di ricerca per le ricerche con Siri e Spotlight (tra l’altro sono più volte circolate voci di Apple pronta a lanciare un suo motore di ricerca online).