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Sono cinque i marchi degli apparecchi di telefonia mobile che dominano la Cina: Apple c’è, Samsung no.
È questo che emerge in pratica dal Kantar Worldpanel, un analista di mercato che si è dedicato alla esplorazione della Cina, il mercato di telefonia mobile più interessante (per volumi) ed atipico al mondo, in attesa che decolli anche il continente africano, per adesso concentrato sui feature phone e con una popolazione relativamente minore ma sicuramente degno di attenzione tra cinque-dieci anni.
Chi sono i cinque che dominano in Cina? Presto detto: Huawei, Xiaomi, Apple, Vivo e Oppo, che coprono il 91% del mercato nel terzo trimestre del 2017. L’anno scorso era il 79%. Chi perde sono i cinesi di ZTE, Meizu e Lenovo, nonostante abbiano le loro fabbriche in quel paese, ma non solo. La vera vittima della tendenza alla cinesizzazione dei telefonini in Cina (con la dovuta eccezione di Apple) è Samsung. L’azienda coreana, che ha puntato sull’alto di gamma e su un brand internazionale “a immagine e somiglianza strategica” (e non solo) di Apple, paga pegno a differenza dell’originale californiano. L’azienda ha il 2,2% del mercato e sta calando ulteriormente: il rischio concreto è di scomparire alla voce “Altri” nelle statistiche di rilevamento.
La storia dei cinque grandi della Cina è diversificata: Oppo e Vivo hanno costruito il mercato con una intelligente strategia che parte dalla campagna. Anziché cercare le grandi boutique di Shanghai e Pechino, si sono buttate nell’infinito west cinese, territori abitati da centinaia di milioni di persone, con città nuovissime o villagi rurali sparpagliati ovunque. Una densità straordinaria dove gli altri grandi più di lusso non sono riusciti ad arrivare in forze.
Xiaomi (pronuncia: “ciao-mi”) viaggia bene grazie alle vendite online, il suo vero regno. Quello che per un periodo è stato temuto poter essere la anti-Apple in realtà si sta rivelando una specie di Dell dei telefonini, che vende bene e tanto per corrispondenza o sui siti web. E arriviamo a Huawei, il colosso presente in vari settori di mercato che da noi è soprattutto noto per gli access point e per i router, ma anche per i server oltre che per le apparecchiature di rete: una specie di Motorola dei tempi d’oro prima dell’acquisizione di Google, si dice con influenze molto forti dei militari cinesi che hanno portato a lungo al bando dalla pubblica amministrazione americana dell’acquisto di prodotto Huawei perché considerati a rischio di spionaggio.
Huawei viaggia molto bene nei grandi centri urbani, dove ha una presenza radicata e consolidata. Ma non è il marchio di lusso della telefonia mobile. Quella posizione, come facilmente immaginabile, tocca ad Apple e ai suoi iPhone. Soprattutto l’iPhone X sembra essere davvero l’arma finale per il mercato cinese: intere regioni del continente asiatico sono entrate in fibrillazione alla sola idea che quest’anno Apple abbia presentato due differenti edizioni del suo telefono, e che la più esclusiva non solo costi il 50% in più dell’iPhone 8 “base”, ma che sia anche più difficile da comprare perché in quantità minore. È partita la caccia all’iPhone X che ha praticamente prosciugato tutti i canali di approvvigionamento asiatico e provocato effetti di accaparramento ad Hong Kong che non si vedevano dall’occupazione giapponese e la conseguente fuga con code infinite per prelevare i soldi dalle banche locali.
La Cina urbana è il punto forte di Apple, con una crescita di mezzo punto al mese, fino ad arrivare a una quota del 17,4%. Semplicemente impressionante, se si pensa alle dimensioni del mercato cinese.