Voleva lasciare una “tacca nella storia”. E ci è riuscito. Passano gli anni ma non svanisce la consapevolezza che Steve Jobs sia stato qualcosa di più di un semplice imprenditore di successo. Ha cambiato il mondo, una parte significativa perlomeno. E il suo cambiamento è stabile, duraturo.
Dopo cinque anni dalla scomparsa di Jobs non è tanto o soltanto la sua Apple il motivo per cui ricordarlo. C’è di più, molto di più. L’idea di Steve Jobs, giovane dropout dall’università e in cerca di un suo ruolo e una sua dimensione esistenziale prima ancora che lavorativa e professionale, che nei computer ci fosse molto di più che non semplicemente tecnologia e lavoro per ingegneri in camice bianco o in abito nero (come i tecnici e i venditori del colosso IBM dell’epoca), è una intuizione epocale che in pochi ebbero. Jobs fu uno dei pochissimi poi a crederci profondamente e a lavorare per cambiare il mondo con quell’idea.
È l’idea della bicicletta per la mente: Jobs citava un documentario in cui veniva analizzata l’efficienza metabolica degli animali nello spostarsi. L’animale con il minor consumo rispetto alla distanza percorsa è il condor. Quello che brucia più calorie a parità di strada percorsa è l’essere umano. “Però l’uomo – spiegava Jobs in una intervista alla televisione americana – ha creato le bicicletta. Ed è diventato più efficiente di tutti, anche del condor”. Quello che Jobs aveva intuito e capito il computer (e poi la rete) sarebbe stato, era “la bicicletta per la mente”, uno strumento per aumentare la capacità cognitiva delle persone in modo straordinario.
Non è una idea sua, ovviamente: dietro c’è quasi un secolo di riflessione sulle potenzialità dell’informatica. Ma il suo ruolo di catalizzatore è fondamentale. Steve Jobs è uno dei pochi esseri umani che si è trovato a un momento di svolta della nostra storia, come specie. C’è un prima e un dopo l’informatica personale. E c’è un prima e un dopo Steve Jobs, che non solo intuì, ma persegui coerentemente la sua idea con NeXT, e poi con Apple di nuovo, con iPod, iPhone e iPad, e tutta la visione degli strumenti “post-PC”. Gli altri sono solo guru da salotto, con le babbucce e il cappello col pon-pon.