È una scena fulminante, sulla metà del film. Scotty e il dottor McCoy stanno cercando di farsi costruire lastre di acciaio trasparente con un processo industriale sconosciuto agli ingegneri dell’America del 1986. Lo spiega Scotty al computer: si mette davanti a un Macintosh, uno dei primi, e gli parla: “Hey computer”. Il tecnico dell’acciaieria indica un oggetto grigio, con un filo: “Deve usare quello”. Scotty afferra perplesso il mouse come fosse un microfono e riprova: “Hey computer”.
Ma no, serve mouse e tastiera: e con uno sbuffo che critica i “selvaggi” dei tempi moderni, Scotty si mette davanti al mansueto Macintosh e spara una raffica di comandi via tastiera che lo trasformano istantaneamente in una Ferrari informatica. Era il “Start Trek rotta verso la Terra”, film della saga di Star Trek dopo la serie originale in televisione (1966-68, tre stagioni) e quella molto breve a cartoni animati.
Quando Gene Roddenberry creò Star Trek, la carovanata delle stelle, aveva in mente chissà cosa, forse un altro “Ai confini della realtà”, forse uno di quei telefilm con piloti o cowboy e pistoleri. Qualcosa per andare avanti sui canali televisivi dell’America che annusava un cambiamento epocale: l’università di Berkeley, la rivolta dei giovani, i grandi gruppi rock che facevano musica con gli hippie di Haight-Asbury, mitico incrocio stradale simbolo ed epicentro della “summer of love” del 1967. La Francia e poi il resto del mondo, Italia compresa ovviamente.
Quella di Star Trek è stata una galoppata epica: fanno 50 anni adesso che è iniziata la missione quinquennale dell’astronave Enterprise e del suo equipaggio per esplorare strani, nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima. Un viaggio nello spazio inteso come ultima frontiera che richiama ma subito supera i miti fondanti (per la cultura americana) del West. La galassia di Star Trek è più ricca, complessa, articolata, multirazziale e pacifista di quanto non fosse mai stato pensato.
L’equipaggio è multinazionale, c’è il primo bacio tra un bianco e una nera della storia della tv americana e durante le repliche in syndacation della serie originale, prematuramente dismessa alla fine della terza stagione, il pubblico di passaparola tra i giovani americani capì subito che la base era dofferente.
Forse questa differenza costituiva l’ingrediente segreto per cui anche i nerd, gli hacker, i ribelli, i sognatori della tecnologia inclusa Apple si innamorarono di Star Trek. A differenza di Star Wars, western fantascientifico costruito sul mito del ritorno dell’eroe (che George Lucas aveva studiato con attenzione e furbizia, tra i primi a cogliere la lezione di story telling negli studi di Joseph Campbell), Star Trek tratta di problemi etici e politici, ma anche di scienza e di fanta-scienza vera. Non ci sono magie nè si parla a vanvera. Tanto che sono stati pubblicati anche libri sulla “fisica” di Star Trek.
Apple quindi ascolta, ammira e sogna con Star Trek. Citazioni e omaggi vengono fatti a decine dagli autori dello shareware che domina i promi venti anni di vita di Apple. Addirittura il mitico progetto del 1992-1993 di portare il sostema operativo del Macintosh suo Pc, cioè “là dove nessun uomo è mai giunto prima”, prende il nome in codice di progetto Star Trek. E non solo.
Anche la Pixar prima di diventare tale e prima ancora di essere acquisita da Steve Jobs per un pugno di milioni di dollari dalle mani di George Lucas che aveva bisogno di liquidità per il divorzio dalla prima moglie, è stata vicina a Star Trek. Molto vicina; la prima scena digitale che Ed Catmull e soci hanno animato è stato il terraforming di Star Trek II L’Ira di Kahn, trama da episodio della serie televisiva “allargato” per il grande schermo. Una data storica anche quella, un segno che arriva fino alla mela.
Ci sono anche decine di giochi che per Mac raccontano la saga di Star Trek. E i costanti riferimenti culturali alla serie televisiva che ha piu segnato l’immaginario contemporaneo sono incalcolabili. Oggi, a cinquant’anni dalla nascita di Star Trek e a 3 dal film diretto dal compianto Leonard Nimoy, Scotty potrebbe tranquillamente parlare a Siri e chissà, in un paio di anni, vista la velocità con cui viaggia il machine learning, potrebbe davvero dettarle la ricetta perr l’acciaio trasparente. Se solo quella magnifica astronave potesse viaggiare nel tempo e tornare per salvare le balene dall’estinzione.