La guerra fredda della tecnologia è nel suo pieno, con la Cina che si prepara a una nuova sfida dopo che gli Stati Uniti hanno finalizzato una direttiva con la quale si vieta a determinati soggetti e aziende USA di investire in settori quali l’intelligenza artificiale AI, il calcolo quantistico e i semiconduttori.
Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha completato questo passo dopo un anno dall’inizio della stretta tecnologica già precedentemente avviata con i primi dazi e blocchi sotto la presidenza di Donald Trump, basata sulla convinzione che la Cina rappresenti una minaccia per la sicurezza nazionale.
La normativa finale USA, approvata con la supervisione del Dipartimento del Commercio e altre agenzie governative, definisce in dettaglio le tecnologie specifiche incluse nelle restrizioni sugli investimenti, con la sua efficacia che prenderà il via già a partire dal dal 2 gennaio 2025.
Lo scopo della normativa, come evidenzia anche Paul Rosen, segretario aggiunto per la sicurezza degli investimenti, è quello di introdurre “Misure mirate e concrete per evitare che gli investimenti statunitensi vengano sfruttati”.
Lo stesso, poi, ha sottolineato come i settori dell’intelligenza artificiale, dei semiconduttori e delle tecnologie quantistiche siano “Fondamentali per lo sviluppo delle applicazioni militari, di sorveglianza, intelligence e di sicurezza informatica di nuova generazione”.
Eccezioni per alcuni investitori
Il governo ha previsto eccezioni nei casi in cui un investitore statunitense non abbia diritti superiori a quelli di un normale azionista di minoranza, inclusi titoli di borsa, alcune partnership limitate e altro ancora.
Gli Stati Uniti hanno riaffermato l’impegno a mantenere un ambiente di investimento aperto, con il segretario al Tesoro Janet Yellen che ha cercato di bilanciare l’efficacia di queste misure senza compromettere una tale apertura.
La nuova direttiva si affianca alle precedenti sanzioni sulle esportazioni di chip verso la Cina (alle quali la stessa ha già risposto aspramente), anche se risulta difficile valutarne l’efficacia, dato che grandi aziende cinesi come Huawei sembrano comunque riuscire a proseguire nello sviluppo delle proprie tecnologie, senza il supporto dell’Occidente, anche se a volte sembra il contrario.
Nel frattempo il CEO di TSMC ha avvertito che le tensioni politiche e altri fattori stanno mettendo a rischio l’industria globale dei chip, con impatti negativi anche per il più grande costruttore di chip al mondo.
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