La Cina prosegue la sua politica di censura nei confronti della rete: l’ultimo divieto riguarda gli editori, che ora non potranno più riportare alcune notizia che abbia come fonte un qualunque social network, oppure qualsiasi notizia che non possa essere verificata oggettivamente.
“A nessun sito web è permesso riportare notizie pubbliche senza specificare le fonti, o notizie che non citano le vere origini della stessa” si legge nella circolare della Cyberspace Administration of China, che avverte che la fabbricazione di notizie false o la distorsione dei fatti saranno severamente proibiti.
Tutti i siti web dovranno quindi accollarsi la responsabilità di semplificare ulteriormente il flusso di segnalazioni e la pubblicazione di notizie, e istituire un corretto meccanismo di controllo interno tra tutti i portali di notizie e i servizi come Weibo o Wechat. Inoltre è vietato l’uso di “dicerie” per creare notizie, o utilizzare congetture e l’immaginazione per distorcere i fatti.
Secondo quanto riportato, numerose testate, come Sina.com, Ifeng.com, Caijing.com.cn, Qq.com e 163.com, sono già state avvertite o punite per non aver rispettato tali direttive, senza però che fossero rese note le pene e le conseguenze di tali punizioni.
In un Paese come l’Italia dove il proliferare di notizie fasulle, manipolate o imprecise rappresenta forse una delle maggiori piaghe della rete e dei social network, Facebook in primis, l’obbligo di verificare le notizie appare più che auspicabile anche se come possa essere possibile applicare senza incorrere in un processo di censura, resta molto complicato da immaginare. Questo è molto più semplice in Cina dove la libertà di stampa è limitata e spesso sono proprio le voci di denuncia provenienti dai social network sono un elemento di indipendenza.