Lo Stato di New York ha allo studio un disegno di legge con il quale, per motivi di ordine pubblico, potrebbe prevedere sanzioni o impedire la vendita smartphone che i produttori non sono in grado di decifrare.
Il disegno di legge prevede l’obbligo per i produttori di integrare meccanismi che permettano su richiesta delle forze dell’ordine di sbloccare e decifrare i dispositivi. È solo l’ultima di tante discussioni in materia che negli Stati Uniti da tempo vedono difensori della privacy ed esperti di sicurezza schierati da una parte, e forze dell’ordine e vari politici dall’altra.
Dopo lo scandalo NSA, che ha fatto luce sul sistema di intercettazione massiccia degli utenti dentro e fuori dagli USA, vari big del mondo IT hanno chiesto una morsa stretta sulla sorveglianza governativa e integrato nei dispositivi funzionalità di cifratura che impediscono l’accesso ai dati senza il consenso dell’utente, garantendo che le informazioni sui dispositivi e i dati in essi contenuti siano sempre protetti.
I dispositivi Apple con iOS 8/9 sono cifrati per default, così come alcuni recenti smartphone con Android, meccanismi che, secondo il disegno di legge “ostacolano gravemente” le forze dell’ordine” impedendo loro l’accesso. “In termini più semplici” si legge ancora nel testo del progetto, “la protezione dei dispositivi con un codice, rende inutili le ingiunzioni dei tribunali e incoraggia i criminali ad agire impunemente”.
Il CEO di Apple Tim Cook è uno dei più accessi sostenitori della privacy per gli utenti e ha più volte spiegato che Apple utilizza metodi di crittografia efficaci rifiutandosi di aggiungere backdoor ai suoi prodotti, perché questo comprometterebbe le protezioni adottate e porterebbe prima o poi la “super-chiave” nelle mani sbagliate.
Apple non è in grado di sbloccare dispositivi cifrati perché solo l’utente ha “la chiave”: la password univoca. Elementi quali i messaggi con iMessage e le chiamate con FaceTime sono protetti da meccanismi di crittografia end-to-end su tutti i dispositivi e, anche volendo, la Casa di Cupertino ha più volte spiegato che non ha modo di decifrare i dati e non è in grado di soddisfare alcuna richiesta di intercettazione.
In una riunione con i vertici dell’amministrazione Obama e dell’intelligence americana e gli amministratori delegati dei principali gruppi della Silicon Valley, Tim Cook ha recentemente ancora una volta detto “no” a qualsiasi “chiave di servizio”, invitando anzi il Governo a prendere una posizione ufficiale in modo chiaro e dire no a “qualunque backdoor”.