Il senatore, ed ex candidato repubblicano alla Casa Bianca, John McCain nei giorni passati ha detto di non avere gradito la scelta di Apple di non prendere parte all’udienza sulla cifratura della scorsa settimana. Ieri a New York si è svolto il Security Summit di BlackBerry e John Chen, CEO dell’azienda, ha preso la palla al balzo per strumentalizzare la questione dal punto di vista politico affermando di essere preoccupato dall’approccio di Apple sulle questioni cifratura e privacy dell’utente, ammonendo che tale atteggiamento è pericoloso per la società.
Chen ha pubblicamente dichiarato: “Ci troviamo di fronte ad un luogo oscuro quando le aziende mettono a rischio la loro reputazione contro il bene comune”. Nel corso di una sessione di domande e risposte, alla richiesta di indicare la sua opinione in merito alle questioni governative sul discorso privacy Chen ha detto: «Uno dei nostri competitor, quella che noi chiamiamo “l’azienda dell’altro frutto”, ha un atteggiamento che non tiene conto delle possibili conseguenze sulla società, non hanno intenzione di essere d’aiuto».
“Come cittadino, trovo tutto ciò preoccupante” ha detto ancora Chen; “penso che BlackBerry, come qualsiasi altra azienda, ha delle responsabilità civili fondamentali: se il mondo è in pericolo, dovremmo avere il dovere di collaborare”. Chen prova a spiegare che tutto ciò non vuol dire che BlackBerry distribuisce informazioni indiscriminatamente sottolineando che – a suo dire – molte cose senza senso sono state dette a questo proposito sulla sua azienda e il suo approccio in situazione di questo genere.
Non è chiaro in che modo BlackBerry collabora con i governi di tutto il mondo, in particolare con quello USA e non intende probabilmente rilevarlo ma è ovvio che l’approccio sia esattamente all’opposto di quello Apple. La Mela ha più volte spiegato che dal suo punto di vista la fiducia del cliente è tutto, dicendo di rispettare la privacy degli utenti proteggendola con tecniche di crittografia affidabili e norme rigorose che disciplinano il trattamento dei dati.
Apple non nega le collaborazioni alle forze dell’ordine. “Quando ci arriva una richiesta di informazioni, pretendiamo che sia corredata dalla dovuta documentazione, come una citazione in giudizio o un mandato di perquisizione” ha spiegato anche Tim Cook. “Vogliamo che da parte di tutti ci sia la massima trasparenza consentita dalla legge.
Per questo esaminiamo attentamente ogni richiesta per essere certi che sia legittima dal punto di vista legale, e forniamo alle forze dell’ordine solo le informazioni strettamente necessarie per svolgere l’indagine in questione”. “Non abbiamo mai collaborato con le autorità governative di alcun Paese per creare backdoor nei nostri prodotti o servizi. Non abbiamo mai consentito ad alcuna autorità di accedere ai nostri server. E continueremo a non farlo”.