A quanto pare i Chromebook valgono quel che costano: a rendersene conto sono state soprattutto le scuole statunitensi che, costrette dalla pandemia di COVID a spostare le aule online, hanno acquistato milioni di laptop a basso costo spendendoli nelle case dei loro studenti, e molte si sono rivolte proprio ai portatili Chromebook a basso costo di vari marchi che funzionano con sistema operativo Chrome OS di Google.
Secondo quanto emerge dal rapporto denominato Chromebook Churn, a tre anni da quei giorni molti di questi computer hanno già cominciato a rompersi e richiedono riparazioni, gravando sulle spese degli istituti. Uno dei problemi più grandi riguarda la riparabilità di queste macchine. Rispetto ai PC Windows pare infatti che i Chromebook siano più difficili da aggiornare e da riparare, principalmente perché le parti di ricambio come schermi, cerniere e tastiere (i più soggetti ad usura) sono più difficili da reperire.
Secondo alcune indagini la metà delle tastiere sostitutive dei Chromebook Acer non si trovano più, e più di un terzo costa 90 dollari o più, che è quasi la metà di quel che costa mediamente un Chromebook di fascia bassa (200 $).
Questi risultati potrebbero indurre le scuole a riconsiderare i Chromebook nella propria strategia di risparmio sui costi – si legge nel rapporto. Ma non è tutto. Anche la data di scadenza degli aggiornamenti automatici è qualcosa di cui ci si lamenta da anni e che le scuole stanno cominciando a tenere in considerazione. Google infatti garantisce otto anni di aggiornamenti, ma questo periodo inizia ufficialmente quando Google certifica un Chromebook, e non quando la scuola lo acquista.
Di conseguenza può succedere che quando un istituto mette le mani su un lotto di Chromebook da distribuire ai propri studenti, questi computer hanno ancora quattro o cinque anni di aggiornamenti garantiti, e ci si ritrova con scatole di computer funzionanti – dicono – ma ormai obsoleti, che diventano irrimediabilmente un rifiuto elettronico.
Dal rapporto emerge anche una considerazione dal punto di vista ambientale, stimando che se si raddoppiasse la durata degli aggiornamenti dei 31,8 milioni di Chromebook venduti nel 2020 si potrebbero ridurre le emissioni di CO2 di 3,6 milioni di tonnellate, che equivale a togliere 900.000 auto dalle strade per un anno intero.
Secondo i ricercatori per uscire da questo vicolo cieco Google dovrebbe togliere del tutto la scadenza degli aggiornamenti, mentre i suoi partner, costruttori hardware, dovrebbero produrre almeno un 10% di parti di ricambio in più destinate alle riparazioni, magari standardizzando le componenti tra vari modelli di Chromebook.
Si parla anche di aggiungere la possibilità di installare Linux su queste macchine in modo da renderle più interessanti per la rivendita «non solo la scelta del sistema operativo è un diritto del consumatore, ma estenderebbe di “anni” il valore di rivendita e riutilizzo di un laptop».
Le prossime novità Google saranno svelate alla conferenza Google I/O 2023 di maggio durante la quale è attesa la presentazione di Android 14 e anche del primo Pixel Fold pieghevole.