The Philadelpia Inquirer ha pubblicato un articolo molto critico nei confronti di Google Chrome, spiegando senza giri di parole che questo software è un gran “ficcanaso” e suggerendo a chi lo usa su computer o smartphone di passare ad altro.
In una settimana di test, Geoffrey A. Fowler, technology columnist del Washington Post, ha notato dati rivelati a siti di tutti i tipi da questo browser, al punto da paragonarlo a un software di sorveglianza. “La più grande azienda al mondo nel settore dell’advertising che realizzi anche un browser è un po’ come affidare a un bambino un negozio di caramelle”, scrive Geoffrey Fowler, suggerendo a chi non l’ha ancora fatto di passare a Mozilla Firefox ora con nuove funzionalità dedicate alla privacy.
In una settimana di test Fowler evidenzia una raccolta dati a limite dell’assurdo: 11.189 richieste di cookie traccianti, elementi accettati senza battre ciglio dal browser di Google e invece automaticamente bloccati da Firefox. “Questi piccoli file sono usati da aziende che elaborano dati, Google inclusa, per seguire i movimenti sul web dell’utente e tracciarlo, creare profili con i suoi interessi, comprendere il suo reddito e la personalità”.
Chrome accetta di buon grado i tracker anche su quei siti che analizzando dati che dovrebbero rimanere privati, interpretando di nascosto elementi inseriti ad esempio sui siti di assicurazioni e persino nei servizi di login per l’erogazione di mutui”.
Chrome secondo il redattore del Philadelpia Inquirer si comporta ancora peggio sul versante mobile: “Se usate Android, Chrome invia a Google la vostra posizione in qualunque momento viene effettuata una ricerca (anche disattivando i servizi di localizzazione, i dati in questione sono inviati lo stesso ma con una precisione minore)”.
“Firefox non è perfetto”, dice ancora Fowler; “propone ancora per default Google per le ricerche e consente altri tipi di tracciatura ma non condivide i dati di navigazione con Mozilla, azienda che non lavora nel business della raccolta dati”. Google promette di dare priorità alla privacy ma è ovvio che è qualcosa che non può mai garantire del tutto, per la natura stessa della sua attività pirncipale. Il consiglio è di usare Safari su Mac o iPhone (versioni che integrano specifiche tecnologie antitrascking) o passare a Firefox, scelta fondamentale per incoraggiare gli sviluppatori e avere sempre un’alternativa sulla quale contare.