Il consiglio di amministrazione di Apple ha seguito il suggerimento di Steve Jobs e il piano per la sua successione: Tim Cook è considerato più che adeguato per diventare il nuovo Ceo di Apple. È la fine di un’era, notano in molti, ma in realtà è anche l’inizio di una nuova. O meglio, la sua prosecuzione. Come un fiume carsico, come un gregario, un mediano di spinta, Tim Cook lavora neanche tanto nell’ombra da tempo. Il capo delle operazioni di Apple ha sostituito già Steve Jobs durante il suo primo congedo per malattia di sei anni fa. E di nuovo, torna a guidare le operazioni di Apple quando Steve Jobs annuncia, qualche mese fa, che doveva di nuovo tornare in congedo, pur continuando a mantenere la guida dell’azienda formalmente.
Mentre si compie la parabola di Steve Jobs, continua anche l’ascesa di Cook. Il cinquantunenne nuovo Ceo di Apple ha un passato tutto nel settore dell’elettronica, da Compaq a IBM, arrivando ad Apple assieme a Steve Jobs. Suo il ruolo fondamentale nella chiusura di tutti gli impianti di produzione dell’azienda e lo spostamento della produzione in Cina, mossa strategica per salvare l’azienda alla fine degli anni novanta. Cook non ama comparire in pubblico, né parlare alle folle di appassionati della mela. Finora solo i giornalisti e gli analisti finanziari hanno avuto la possibilità di incontrare lo schivo manager, che ha sempre detto di preferire la palestra alla vita sociale. E in effetti della sua vita privata non si sa niente, ancora meno di quella del già super-privato Jonathan Ive, designer geniale e timidissimo manager.
L’era Cook si presenta come una mediazione tra Steve Jobs e quello che verrà dopo. Non solo perché comunque Jobs rimane come presidente esecutivo di Apple, o perché i prodotti che usciranno nei prossimi 24 mesi sono stati concepiti prima di oggi, con la collaborazione attiva dell’ex Ceo di Apple, ma anche perché l’ex braccio destro di Jobs gioca da anni un ruolo chiave nell’azienda. La successione a Steve Jobs è tutta interna, straordinariamente morbida, anche se chissà quali scontri duri si siano avuti dietro le quinte. Oppure no: Apple è una società capace di stupire anche da questo punto di vista. Cook è la migliore scelta possibile da questo punto di vista e il suo essere schivo lascia spazio a quella che si annuncia come un “volto plurale” dell’azienda: Schiller, Farrell e altri sul palco a presentare prodotti, Cook in cabina di regia a studiare la strategia dell’azienda. Con l’aiuto, ovviamente, del presidente Steve Jobs.