C’è una profezia che si aggira per la rete. È di Gartner, l’analista di mercato, e dice che in poco tempo il settore della ricerca (il cosiddetto “Search”) perderà più di un quarto del suo valore. E a tendere calerà sempre di più. Con una serie di conseguenze alcune delle quali molto gravi sia per i piccoli siti indipendenti, che vivono perché sono ben indicizzati dai motori di ricerica, sia per chi naviga che vedrà lentamente “appassire” buona parte della rete.
Qual è l’idea dietro alla previsione di Gartner? Che l’intelligenza artificiale prenda il posto dei motori di ricerca e fornisca le risposte in maniera discorsiva, eliminando sostanzialmente sia i motori (come Google Search) che molti siti internet. Perché quando ad esempio qualcuno cerca “Ricetta per la carbonara originale” anziché trovare una lista di siti con le opzioni per fare la vera carbonara, si trova la ricetta spiattellata direttamente dal servizio di AI.
Ecco, è quello che sta succedendo con SearchGPT, il nuovo servizio appena presentato a livello di prototipo da OpenAI, il colosso dietro a ChatGPT di cui abbiamo parlato qui. E, come quattro anni fa il motore di ricerca ha praticamente rivoluzionato il settore dell’intelligenza artificiale per i chatbot e quella che poi è diventata la GenAI, così adesso ci si aspetta che SearchAI possa fare la stessa cosa con il settore della ricerca.
Cos’è SearchAI
Basato sempre su GPT-4, SearchAI è un motore di ricerca conversazionale. Non è una customizzazione di ChatGPT perché, pur usando sempre le medesime tecnologie ed algoritmi, ha una base di addestramento diverso, ha accesso a fonti autorizzate grazie agli accordi stretti da OpenAI con il Wall Street Journal, The Atlantic e altri editori negli Usa e nel resto del mondo (non si hanno notizie per ora sull’Italia) e ha una serie di salvaguardie che dovrebbero consentirgli di non essere vittima di “allucina”, sbagli vari e addirittura consigli deliranti, come quelli che ha dato un po’ di tempo fa ChatGPT: mangiare delle rocce di quando in quando per digerire meglio oppure mettere la colla sulla pizza per tenere meglio legati insieme i vari ingredienti.
Invece, SearchGPT, per adesso disponibile in beta chiusa a sole 10mila persone e con una lista di attesa per chi vuole provarlo, si presenta con una finestra bianca, stile Google degli esordi, che chiede “Cosa stai cercando?”. Uno digita in linguaggio naturale quel che vuole sapere (come se parlasse con ChatGPT) e SearchGPT risponde organizzando e riassumendo le informazioni che ha trovato in rete, fornendo anche i link all’occorrenza, oltre a una piccola “sitografia” presente sulla barra laterale.
Ma se, anziché aprire i link uno vuole semplicemente capire un po’ meglio la risposta? Semplice, basta continuare a chiedere e SearchGPT segue la conversazione, come se si stesse parlando con una guida o un bibliotecario che spiega gentilmente le cose nei dettagli. Oltretutto, avendo accesso libero al web, le sue ricerche avvengono “in tempo reale” e si possono avere risultati sempre aggiornati. Cosa questa differente ad esempio da ChatGPT che, al suo esordio, era stato addestrato con i contenuti di siti risalenti a parecchi mesi prima.
L’opportunità di mercato
L’arrivo di SearchGPT, che è ancora da provare per capire se effettivamente funziona come promesso da OpenAI, è una sorta di meteorite che piomba sui dinosauri del search. Avvistato da tempo (era logico che la ricerca sarebbe andata in questa direzione) è comunque rivoluzionario e tremendo per tutti. Google ha già cominciato a prendere le contromisure integrando Gemini nella ricerca, e fornendo sperimentalmente lo stesso tipo di risposte.
Ma la difficoltà è grande soprattutto per chi gestisce siti grandi e piccoli, che vedrà un crollo del traffico organico perché i motori di ricerca perderanno il loro ruolo centrale. E poi Google stessa, che fa il 57% del suo fatturato direttamente con il Search e un altro 10-20% (a seconda di come lo si valuta) con i risultati della ricerca nei video e con la sua rete di ads degli affiliati. Tutto questo sta per finire, nonostante la trimestrale record appena registrata? Nei prossimi mesi lo capiremo meglio.