Nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Las Vegas, Nvidia ha annunciato X1, successore del processore mobile Tegra K1. L’X1 combina un processore a 64 bit ARM based con un chip grafico basato sull’architettura Maxwell. Il K1 usa la vecchia tecnologia per GPU Kepler; l’X1 vanta 256-core con GPU Maxwell e CPU otto-core a 64 bit. Secondo quanto riferisce il produttore si tratta del primo teraflop mobile processor.
X1 fa seguito al lancio, avvenuto proprio lo scorso anno al CES, di K1, un super chip con 192 core basato sulla stessa architettura Kepler che equipaggia le GPU come la GeForcee GTX 780 Ti. Da allora è stato usato in vari ambiti, inclusi alcuni Chromebooks di HP e Acer, la console Shield, il Nexus 9. L’architettura Maxwell del nuovo processore rappresenta la decima generazione di architettura GPU dell’Azienda e fa seguito a Kepler. Ponendosi come engine del gaming di ultima generazione, l’architettura più recente offre nuove funzionalità specifiche per il visual computing in termini di luci e di grafica (in particolare funzioni che tengono conto d’illuminazione diffusa, speculare, riflessi).
Nel corso dell’evento di presentazione del CES 2015 avvenuto ieri, Nvidia ha messo a confronto la vecchia architettura con la nuova ma anche e soprattutto, per quel che ci riguarda, con il processore A8X usato dall’iPad Air che è basato sullo stesso tipo di circuiteria da 20 nanometri.
I test dimostrerebbero che un ipotetico dispositivo basato su X1 sarebbe il doppio più veloce del processore iPad quando usando il benchmark 3Dmark 1.3 Icestorm Unlimited e una volta e mezza più veloce in 1.5x BasemarkX 1.1. L’X1 sarebbe in in grado di migliorare il suo vantaggio quando aumenta il consumo di energia, risultando di 1,7 volte più veloce di A8X. Nvidia ha anche dimostrato che il suo prodotto è il grado di gestire video 4K a 60fps, una risoluzione e un framerate che sta diventano progressivamente più importante con prodotti che puntano su video sportivi (come le action cam) e i videogiochi.
Ovviamente come scrive giustamente Techcrunch che ha assistito alla dimostrazione, tutto questo deve essere messo in pratica quando c’è un sistema operativo e del software in azione e nel mondo Android non sempre le cose filano lisce sotto questo aspetto, vista la molteplicità dei protagonisti e la conseguente frammentazione