Le prime grandi fiere dell’elettronica e del consumer audio e musicale a cui abbiamo partecipato ormai più di 30 anni fa sono state per noi, che viaggiavamo in treno con grandi borse e zaini e più tardi in auto, un sistema per approvvigionarci di bellissimi cataloghi, centinaia di depliant e libri in carta patinata, fantasiose fustelle che rivelavano la creatività degli addetti alla comunicazione e libroni con migliaia di indirizzi e mappe per scoprire ogni angolo del quartiere fieristico dove si teneva la manifestazione.
Tutto questo è stato per lungo tempo un fattore costante della scoperta ai prodotti nelle Expo di tutto il mondo e l’abbiamo sperimentato fino allo scorso anno con le sterminate rastrelliere in acciaio delle fiere tedesche del settore, CEBIT e IFA.
Al CES di quest’anno però è avvenuta la grande mutazione: i rack delle sale stampa che di solito contenevano paginate su paginate di comunicati, brochure e cataloghi erano tutti pressoché vuoti con qualche temerario che aveva lasciato lì solamente un biglietto da visita con un link al sito web ma soprattutto nessun giornalista che frequentasse quella vana raccolta di non-comunicazioni.
Dall’altra parte ai lati dei lunghi corridoi aperti al pubblico dell’Hotel Venetian i distributori di Cataloghi e Mappe gratuiti con l’elenco e la dislocazione topografica dei visitatori rimanevano sconsolatamente… pieni: nessuno, ma proprio nessuno riteneva utile aggiungere qualche chilogrammo al proprio bagaglio o orientarsi con le belle mappe dei saloni espositivi.
Il perché lo avrete sicuramente intuito: la carta non serve a nulla se puoi trovare un espositore, la sua posizione, i dati del suo business e fissare pure un appuntamento o un reminder direttamente sul tuo smartphone che in più ti offre pure la tua posizione corrente.
Non solo… a quel due o tre per cento di espositori che si ostinavano ad offrirti le informazioni su un CD arrivava un sempre più frequente “no grazie” o un sorriso a mezza bocca disarmante e lo slogan dei colleghi di mashable.com “I don’t do paper” riecheggiava nella nostra testa ad ogni stand e ci aiutava a rifiutare qualsiasi oggetto cartaceo che fosse costitutito da più di una pagina o che non fosse un biglietto da visita.
Il risultato? Alla fine di una fiera di 5 giorni con oltre 500 stand o espositori personalmente visitati siamo tornati a casa con una cartelletta non più spessa di un quaderno delle elementari e non solo… durante l’attesa all’aeroporto ci siamo scansionati 100 biglietti da visita con l’iPhone per ridurre ulteriormente lo spessore delle tasche accessorie del nostro zaino. In compenso ci siamo portati a casa uno scrigno di chiavette USB di ogni forma e capacità, sempre più sottili e utili per scambiarsi le foto del viaggio con i famigliari e i colleghi.
A parte la perdita di contatto con qualche genio della fustella o qualche originale graphic designer che conosce la differenza tra una Fedrigoni o una Artem, l’unico rimpianto di quest’era tutta digitale è lo spreco della carta che ancora viene utilizzata da chi non si è accorto del cambiamento epocale, dall’organizzazione del CES stessa che butterà al macero migliaia di cataloghi e dal fatto che, nonostante la rivoluzione promessa da Obama, qui a Las Vegas come in altre parti degli USA, tranne forse a San Francisco, non si trovi un singolo contenitore per la raccolta differenziata e pure la carta sprecata viene ancora di più sprecata perché viene smaltita in mezzo al mille altri rifiuti.