È da oltre un anno, 347 giorni per l’esattezza, che è stato rilasciato l’ultimo Jailbreak per iOS. Secondo chi è riuscito per primo a sbloccare un iPhone, la mania del jailbreaking è definitivamente morta.
È Jay Freeman, inventore di Cydia, l’app store prima che esistesse App Store, a dichiarare la morte dello sblocco per iPhone. Da un lato ci saranno i meriti di Apple, che ha reso sempre più completo iOS, non rendendo necessari tweak esterni per ottenere funzioni extra sul proprio terminale; dall’altro, però, c’è l’abbandono di molti “hacker” importanti dalla scena, come quello di Luca Todesco, che ha annunciato quest’anno di voler mollare.
Quando l’iPhone è uscito 10 anni fa non aveva applicazioni di terze parti. Non aveva nemmeno un gioco. Ed è allora che nacque l’idea del Jailbreak, che nella filosofia iniziale permetteva di aggiungere funzionalità ai dispositivi della Mela, potendo installare applicativi terzi. Poi si inizio a vedere il Jailbreak come strumento per scaricare illegalmente giochi a pagamento rilasciati sullo store Apple. Adesso, anche grazie alla sicurezza raggiunta da iOS, il Jailbreak è stato completamente debellato.
Il Jailbreak è morto anche perché non ha più senso farlo. Dieci anni fa, sbloccare il terminale significava modificarlo pesantemente e aggiungere una marea di funzionalità; oggi significherebbe solo ottenere modifiche minori, quasi irrilevanti. Nello specifico, ammette Freeman, sono quattro le cause che hanno condotto alla morte dello sblocco per iPhone e iPad: la sicurezza sempre maggiore di iOS, il fatto che un eventuale vulnerabilità scoperta può fruttare all’hacker milioni di euro, la maggior parte dei jailbreakers ha spostato l’attenzione su lavori meglio pagati e, infine, il fatto che Jailbreak vuol dire mettere a rischio vulnerabilità il proprio dispositivo.
Insomma, c’era una volta il Jailbreak. Nato quasi 10 anni fa, morto (quasi) ai piedi di iPhone 8.