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Airbnb ospita gratis chi è bloccato dal decreto Trump sull’immigrazione

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L’ordine esecutivo firmato dal Presidente USA Donald Trump che inasprisce i criteri per entrare negli USA nei confronti di migranti e cittadini di sette paesi a maggioranza islamica, sta creando non pochi problemi impedendo temporaneamente l’accesso negli Stati Uniti a cittadini di Iraq, Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemenn, inclusi a quelli in possesso della cosiddetta “green card” (una sorta di permesso di soggiorno permanente). Il problema interessa migliaia di persone atterrate o in arrivo negli USA e molti si stanno rendendo in queste ore dei problemi creati alle aziende (Apple ma anche Microsoft, Facebook, Google e tantissime altre); sono moltissimi gli stranieri che lavorano negli USA ma hanno comunque rapporti con il loro paese di origine. L’ordine impedisce l’ingresso anche ai cittadini di paesi con doppia cittadinanza, e per alcuni (es. i siriani) il blocco non è temporaneo ma a tempo indeterminato.

La frettolosa modalità con la quale è stato preparato l’ordine ha bloccato varie persone negli aeroporti in tutto il mondo, impossibilitati a rientrare negli USA ponendoli in una sorta di limbo senza uscita, sulla falsariga di quanto accade al protagonista del film “The Terminal” interpretato da Tom Hanks.

Brian Chesky, CEO di Airbnb – il portale che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi – ha risposto allo stop all’immigrazione di Trump dicendo di essere pronto a offrire alloggi gratuiti “ai rifugiati e a chiunque non abbia il permesso di entrare negli USA”. Ha indicato in un tweet che altri dettagli saranno comunicati spiegando che nel frattempo chiunque abbia necessità urgenti può contattarlo. In uno dei suoi ultimi tweeet, Chesky condanna il divieto di rimpatrio definendolo come “non giusto”: «Non consentire l’accesso a paesi o rifugiati in America non è giusto, e noi dobbiamo stare con chi è colpito». E ancora: «Porte aperte tutti insieme. La chiusura di ulteriori porte divide gli Stati Uniti. Dobbiamo trovare il modo per collegare le persone, non separarle».

Brian Chesky
Brian Chesky

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