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Cayla, la bambola che spia i bimbi

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Benvenuti nel vostro futuro. Benvenuti nel paese dei balocchi. Benvenuti nella Internet of Things, dove tutto è connesso, tutto vede, tutto ascolta, tutto registra, tutto trasmette.

Se ce lo avessero detto nel 1976, quando Apple è nata e ha lanciato l’Apple II, avremmo detto che era un racconto di fantascienza. Se ce lo avessero detto nel 1984, quando è nato il Macintosh, avremmo detto che era impossibile, casomai solo gli spioni della rete avrebbero potuto tanto. Se ce lo avessero detto nel 2000, all’alba del Millennium Bug, avremmo detto che le tecnologie non erano pronte, che non si sarebbe mai potuto fare una cosa del genere se non nei film di 007. Se infine ce l’avessero detto nel 2010, avremmo trovato qualche esperto di sicurezza che ci avrebbe avvertito: attenti quello è il futuro.

Ebbene, il futuro è arrivato e non ci sta piacendo. Se guardiamo bene, infatti, ci sono un sacco di cose che non vanno. Privacy, sicurezza, controllo, malware, spyware, keylogger, kernel panic, schermi blu, perdita di informazioni, cloud malvagio. E adesso alla lista si aggiunge una nuova voce: bambole connesse.

A parlare è Cayla, 45 centimetri di bambola connessa venduta in molti paesi (ma non in Italia) con varie versioni commercializzate ma che sostanzialmente fanno tutte la stessa cosa: risponde alle domande del suo piccolo proprietario. Se offline si parla della bambola, se collegata a internet invece può rispondere a domande di ogni tipo. Un piccolo prodigio della tecnologia. Con un asterisco e una nota a pie’ di pagina.

Infatti, la bambola ascolta. Ascolta tutto. E trasmette a casa, non per connettersi a un sistema esperto (pensate a Siri) che elabora e cerca le risposte da fornire. No, trasmette semplicemente la richiesta e riceve la risposta tramite un normale sistema di connessione alla rete. Ma se vi ricordate la questione delle webcam hackerate (e trasformate in zombi per le botnet degli attacchi Ddos) il punto è che i dispositivi connessi se non sono sicuri possono venir hackerati e trasformarsi in qualcosa d’altro. Soprattutto se non hanno alcuna sicurezza a bordo (e la password è sempre quella, preimpostata dal venditore).

La bambola Cayla costa tra i 50 e gli 80 euro, viene prodotta da un’azienda americana che si chiama Genesis Toys e in Europa è distribuita da Vivid Toy Group. Non è fatta dalla Cia e neanche dal Kgb. È una questione di sicurezza, invece, perché per alimentare il suo “motore delle risposte” la bambola ascolta. E può ascoltare tutto quanto, con tecnologia realizzata da Nuance Communication. Se un “puppet master” qualunque entra in possesso dei codici di ascolto e si mette lui ad ascoltare quanto viene recepito dai microfoni della bambola, può ascoltare tutto quel che succede nella casa dove la bambola “abita”, o almeno nelle sue prossimità.

Peccato però che i codici per “entrare” nella bambola non ci sono: le trasmissioni via internet avvengono in chiaro, come ha scoperto Stefan Hesse, uno studente tedesco che ha scritto alla Saarbrücker Zeitung: «L’accesso è completamente privo di sistemi di sicurezza. Non c’è nemmeno bisogno di una password per connettersi».

A sollevare il problema è stato il garante per la privacy della Germania, che da sempre ha una legislatura particolarmente attenta a tutto quel che riguarda la privacy e le modalità di trasmissione dei dati. Forse per difendersi dal retaggio del nazismo e (molto più probabilmente) da quello dello spionaggio su larga scala ingegnerizzato dalla Germania dell’Est durante il periodo comunista. Fatto sta che già un’altra bambola “connessa” era stata vietata in quel Paese: Hello Barbie (che era stata soprannominata ai tempi dai giornali “Stasi-Barbie”, con riferimento alla polizia segreta della Germania dell’Est).

Quindi non è una novità che questa bambola connessa sia diventata oggetto dell’attenzione del governo tedesco che sta vietandone la vendita. Un po’ più singolare che invece venga “scoperto” questo tipo di problema e sottolineato con tinte fosche (la nostra stampa nazionale, nonostante la bambola non sia neanche in vendita da noi, ci sta sguazzando come prevedibile) e che dagli Usa vengano le principali critiche addirittura all’approccio: tedeschi maniaci della sicurezza, ossessionati dalla privacy, rilassatevi perché è solo una bambola.

Tuttavia, anche negli Usa ci sono associazioni di consumatori che intervengono preoccupati per il rischio ascolto indebito in casa della bambola e, già che ci siamo, anche di un altro prodotto sempre della stessa azienda, cioè i-Que, un “robot intelligente” capace anche lui di ascoltare, collegarsi e “capire” grazie al back-end cloud di Nuance.

Cayla

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