Parte una nuova causa su iPhone. L’azione legale, come alcune altre prima di questa, punta a mettere in un angolo Apple per avere, in collaborazione con At&T, vincoltato artificiosamente i propri clienti al network del carrier americano e di avere impedito l’installazione di software di terze parti sul telefono. Quel che di differente c’è rispetto al resto delle cause che sfruttano la chiusura del cellulare per accusare Apple di monopolio, sono i danni richiesti: 1,2 miliardi di dollari, una cifra davvero enorme anche per una società come quella di Cupertino che non manca di liquidità .
In base a quanto si apprende dalla documentazione legale presentata da Hoffman & Lazear ad Oakland e Folkenflik & McGerity a New York su mandato dei loro clienti Paul Holman e Lucy Rivello, Apple ed At&T hanno infranto la legge dimenticando che negli Stati Uniti è la scheda Sim ad essere vincolata ad un network, non il telefono cellulare. Apple avrebbe quindi operato illegalmente quando ha impedito lo sblocco di iPhone. Un’altra accusa verte intorno al fatto che il cellulare non recepisce applicazioni se queste non sono sviluppate da Apple.
In precedenza erano state già presentate altre cause contro Apple proprio in conseguenza dell’ormai famigerato (presso coloro che vorrebbero usare iPhone con altri gestori di telefonia mobile) update 1.1.1; l’ultima alla fine della scorsa settimana, su richiesta di Timothy Smith, un abitante dela California che aveva dato il mandato a Damian Fernandez di portare in tribunale Apple.
Inutile ricordare che in tutti i casi le cause sono cosiddette ‘class actions’, ovvero cause collettive alle quali possono aderire tutti coloro che si sentono danneggiati per gli stessi motivi dei primi firmatari. Inutile ricordare anche che, in base alla legge americana, i veri beneficiari di una eventuale sconfitta di Apple in tribunale, saranno gli studi legali cui andrà la fetta più grande del costo del risarcimento.