Un lobbista che rappresenta aziende tecnologiche, tra le quali Apple, ha avvertito che le tariffe sui prodotti cinesi imposte dall’amministrazione Trump, potrebbero avere, ed anzi avranno, un impatto catastrofico sui prezzi di notebook e smartphone, quindi anche di iPhone e Mac.
Nello specifico è Sage Chandler della Consumer Technology Association, ad affermare che le tariffe di importazione proposte dal Presidente Trump faranno aumentare significativamente il prezzo dei prodotti di consumo. L’amministrazione Trump ha suggerito di inserire un nuovo dazio al 25% per ulteriori 300 miliardi di dollari di beni importati dalla Cina dove rientrano diversi dispositivi elettronici, inclusi iPhone e iPad. Questo potrebbe accadere se entro il 2 luglio Stati Uniti e Cina non dovessero raggiungere un accordo.
I prodotti tecnologici, quindi smartphone e notebook, saranno tra i più colpiti dai provvedimenti dell’amministrazione Trump. Per inciso, delle nuove tariffe, circa 167 miliardi colpiranno proprio questi prodotti tecnologici.
In termini che interessano i consumatori, queste nuove tariffe potrebbero far aumentare il costo degli smartphone di una media di 70 dollari a unità. Il prezzo di un portatile, invece, salirà di 120 dollari. Ed allora, questi rincari potrebbero convincere molti utenti ad aspettare la successiva generazione di smartphone, nella specie di iPhone, perché il rincaro di 70 dollari potrebbe frenare gli entusiasmi e non giustificare l’aggiornamento di un terminale, che si prevede sarà esteticamente molto simile all’attuale generazione.
In vista del peggioramento delle relazioni tra USA e Cina e dell’introduzione di nuovi dazi sulle importazioni, Apple ha chiesto ai suoi produttori e assemblatori partner di guardare oltre al Paese del Dragone, per creare stabilienti in altre nazioni. Foxconn ha già dichiarato di essere pronta a produrre iPhone direttamente negli Stati Uniti.
A titolo di curiosità, riporta anche la CNBC, la Consumer Technology Association rappresenta aziende tecnologiche tra cui Apple, Facebook, Google e Intel. Sotto la guida di Tim Cook, gli sforzi di lobbying di Apple sono cresciuti rispetto a quelli che avevano vita sotto Steve Jobs. Nel 2009, Apple ha speso 1,5 milioni di dollari per esercitare pressioni sul Congresso. L’anno scorso, tale cifra è salita a 6,6 milioni di dollari. Tuttavia, Apple non spende ancora tanto quanto i suoi rivali.