Il Wall Street Journal torna a criticare ferocemente Michael Bromwich, l’auditor che si è occupato in passato del caso eBook di Apple, accusato di aver richiesto una parcella da 2.65 milioni di dollari per pratiche investigative svolte ben oltre quelle che erano previste dal ruolo che era stato chiamato a ricoprire. L’approccio di Bromwich è stato definito “un grande abuso anche per gli standard del moderno antitrust”.
Il Wall Street Journal già in passato aveva attaccato il revisore accusandolo di condurre “un’indagine itinerante che interferisce con le operazioni commerciali di Apple, rischiando di rendere pubbliche informazioni privilegiate e confidenziali, imponendo sostanziali e crescenti costi che non potranno più essere recuperati”. Le fatiche di Bromwich sono costate ad Apple 2.65 milioni di dollari, oneri richiesti per il monitoraggio della società. Il quotidiano ha esaminato le fatture ed evidenzia operazioni che poco o nulla hanno avrebbero che fare con il procedimento antitrust che riguardava il caso iBooks.
Bromwich avrebbe dovuto occuparsi di verificare la conformità dell’operato e suggerire eventuali azioni formative in materia antirust, ma secondo il WSJ si è invece trasformato in una sorta d’inquisitore che ha voluto indagare a tutto campo sugli affari di Apple, inclusi settori quali Siri, Mappe e i vari gruppi che si occupano di progettazione hardware, elementi estranei al caso e-book.
Bromwich ha fatturato alla Casa di Cupertino anche le ore trascorse presso il Dipartimento di Giustizia e presso l’Attorney General dello stato (paragonabile al nostro Ministero della Giustizia) quando in queste sedi si discuteva della sua rimozione a suo tempo richiesta da Apple. “In altre parole”, scrive ancora il WSJ, “non si è comportato da funzionario del tribunale ma come un agente del pubblico ministero facendo pagare da Apple il disturbo arrecato a colpi di fatture da 1100$ l’ora. Apple deve essere compresa e perdonata per averlo visto come un avversario e un intruso perché, di fatto, lo è stato”.