Apple è colpevole di avere tramato con gli editori per alzare il prezzo dei libri elettronici, operando per colpire la rivale Amazon con il modello “agenzia”, una modalità con la quale è l’editore a fissare il prezzo, impegnandosi ad applicarlo universalmente. Questo, in estrema sintesi, il succo di anni di battaglie legali: la suprema Corte degli Stati Uniti d’America ha rigettato l’appello della società della Mela sul caso ebook, obbligandola a pagare 450 milioni di dollari, tra rimborsi ai consumatori e spese legali.
Riassumendo i termini della questione, nel corso degli anni Amazon ha venduto gran parte dei libri elettronici sottocosto, spingendo in questo modo le vendite dei Kindle; semplificando, acquistava all’ingrosso i libri dagli editori a un certo prezzo, per poi rivenderli a un prezzo inferiore, evitando di superare i 9,99 dollari. Apple è stata accusata, e adesso condannata in via definitiva, per aver fatto pressioni e convinto altri editori a seguire una diversa politica per i prezzi, con conseguente aumento dei prezzi per gli acquirenti.
Secondo quanto riportato da Bloomberg, la decisione della Suprema Corte americana condannerebbe definitivamente Apple al pagamento di 400 milioni di dollari come risarcimento ai consumatori, 30 milioni in spese legali, e i rimanenti 20 milioni di dollari agli stati coinvolti nella causa. La decisione prende le mosse nel luglio 2013, quando giudice distrettuale Denise Cote giudicò Apple colpevole per aver cospirato con gli editori per gonfiare artificialmente i prezzi degli ebook; tra le prove della colpevolezza della società, almeno secondo gli inquirenti, anche e-mail inviate dall’allora CEO Steve Jobs. Il caso è chiuso.