L’indagine della Commissione Europea sul caso Apple per il regime fiscale avvantaggiato in Irlanda è alle battute finali. Questa settimana – si legge su Bloomberg – il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti Jack Lew si incontrerà con il commissario alla concorrenza dell’UE Margrethe Vestager ed entro il mese si tireranno le somme.
L’Irlanda, lo ricordiamo, ha già negato l’esistenza di un patto speciale che prevede una fortissima riduzione delle tasse; nel 2013 anche Tim Cook aveva negato l’esistenza di trattamenti di favore e lo scorso anno anche Luca Maestri, direttore finanziario della Mela, ha respinto le accuse spiegando al Financial Times che «Non c’è mai stato un accordo col governo irlandese che configuri un aiuto di Stato», un’interpretazione secondo alcuni restrittiva e letterale degli aiuti di Stato.
Se Apple fosse rienuta parte in una manovra di elusione fiscale contro le regole dell’Unione Europea, potrebbe cadere sul suo capo una sanzione per miliardi di euro; l’accusa è di avere usufruito di aiuti di Stato, regimi agevolati del tutto simili a quelli di paradisi fiscali offshore con prelievi sugli utili quasi inesistenti (un’aliquota del 2%), una distorsione della concorrenza nei confronti delle aziende che operano in mercati di altre nazioni europee. Anche se Apple ha negato ogni manovra illecita, ha già accettato di pagare le imposte arretrate in Italia.
Nel mirino dell’Unione Europea non c’è comunque soltanto il caso Apple: sono in corso indagini su numerose altre società multinazionali e gruppi, incluse Starbucks, McDonalds, Amazon, Facebook e Google. Quest’ultima sarebbe riuscita a rinviare il processo al 7 settembre (in precedenza il termine era fissato per il 27 luglio), quando dovrà rispondere alle accuse di forzare i produttori di smartphone Android ad installare diverse applicazioni di sua proprietà, come il sistema di ricerca ed il browser Chrome.