Se lo cercate non lo trovate. O costa il 50-60% in più. Alle volte anche il doppio. È un orologio al quarzo di Casio, della linea G-Shock. Solo che è “dumb”, non è smart: niente Bluetooth, niente Gps, niente tecnologie RFID. Nulla. Nada. Neanche il pannellino solare (c’è una batteria che dura 5 anni). Eppure costa circa 120 euro di listino (in bocca al lupo trovarlo a quel prezzo) ed ha rotto tutti gli stock possibili e immaginabili. Questo Natale è diventato uno dei best seller, ma sono giù due anni che vende tantissimo.
È il Casio GA-2100 (ne esistono varianti diverse per il colore del quadrante) che si presenta come tutti i G-SHOCK di fascia media: cinturino in resina, cassa in resina, quattro pulsanti per le funzioni, quadrante ottagonale e lancette con un piccolo schermo LCD per esporre i secondi e la data o un secondo fuso orario. Una lancetta segnala il giorno della settimana. Basta. Non c’è altro. Però vende come il pane. Come mai?
Il piccolo segreto del CasiOak
Certamente vende molto perché è un orologio ben fatto, come la maggior parte dei Casio, e che rinnova un design classico, cioè quello del Casio DW5000. Certo, quello aveva solo un display LCD e questo invece ha le lancette, ma la forma del quadrante è simile. Inoltre, la leggendaria protezione dei G-Shock, inventata da un dipendente di Casio che a cui si era rotto il proprio orologio e voleva trovare una soluzione “definitiva” per evitare che la stessa cosa potesse capire ad altri, fa certamente la sua parte.
C’è un altro aspetto di questo Casio estremamente leggero: la mania minimal di oggi del “digital detox”, cioè disintossicarsi dagli strumenti digitali come ad esempio computer, smartphone, smartwatch e chi più ne ha più ne metta. Avevamo individuato, tre anni fa, nella nuova edizione del Nokia 3310 e poi della “banana” 8110, due perfetti esempi di “telefoni da digital detox” ma non c’era un campione credibile per il detox al polso. Invece, a quanto pare è arrivato. E costa più di ciascuno dei due telefoni, tra l’altro.
Il gioiello maschile
L’orologio, soprattutto questo tipo di modelli che sono di grosse dimensioni e tendenzialmente portati da uomini più che da donne, sono gli unici gioielli che storicamente vengono portati dai maschi oltre alla vera nuziale. Certo, c’è chi ha anelli, catenine e braccialetti, persino orecchini e piercing (siamo pur sempre nel XXI secolo, signora mia) ma l’orologio è sempre stato l’accessorio che definisce l’uomo e che mostra la sua vanità.
Tanto è vero che, nonostante Apple Watch abbia preso una fettona enorme del mercato dell’orologeria, gli orologi di lusso ci sono e vivono un’ottima salute. Le vendite, per un pubblico certamente più ridotto ma sempre altospendente, resistono molto bene. E qui entra in gioco la trasformazione che l’aftermarket ha creato per questo orologio in resina, sfruttando la modularità e semplicità delle scocche Casio ma anche una straordinaria somiglianza con un fenomeno della storia dell’orologeria.
Il figlio del Royal Oak e del Casio
Audemars Piguet, la maison svizzera per gli orologi di altissimo livello, tutt’ora azienda privata e indipendente (non è stata assorbita dai grandi gruppi del lusso e dell’orologeria, nonostante nei suoi 146 anni di storia in molti ci abbiano provato) ha prodotto molti orologi iconici. Ma quello che è entrato nella storia è stato il modello del 1972, il Royal Oak.
Progettato dal genio di Gérald Genta, che a suo tempo ha progettato anche il Nautilus di Patek Philippe, il Royal Oak è un esempio di lusso, ricchezza ma anche brutalismo e classe nella creazione di un “oggetto” che è solo incidentalmente un orologio. I modelli sportivi, che il grande pubblico conosce soprattutto per i “tool watch” di Rolex, sono in realtà l’altra vita dell’orologeria svizzera dopo i modelli da sera (spesso incastonati di pietre preziose e realizzate in leghe d’oro o di platino). E il Royal Oak è stato il primo orologio di lusso sportivo, il primo a dare una dimensione da SUV a un mercato in cui si girava con giardinette, sedan e cabriolet.
Il design iconico del Royal Oak è stato ripreso a grandissime linee dalla Casio con il SA-2100: la cassa ha un quadrante incastrato in un frontale ottagonale e tutto, come da sempre nei G-Shock, può essere facilmente aperto e smontato. Il fatto che il Casio sia a lancette è un plus perché rende la somiglianza con il Royal Oak strepitosa. Ed ecco che è successo il miracolo ed è nato un fiorente mercato di terzisti che producono “modifiche” e aggiuntivi per trasformare completamente l’orologio.
Royal FrankestCasio
Le modifiche sono di tutti i tipi: si comprano su eBay o su Alibaba, si trovano da orologiai un po’ temerari o da amici che hanno le mani in pasta. Si scaricano anche progetti per la stampante 3D, volendo.
I lavoretti che si possono fare vanno dalla semplice sostituzione della scocca dell’orologio con un’altra di resina di vinile o altri materiali simili che simula la texture del metallo e ha esposte le iconiche teste delle viti che tengono a pressione la scocca del Royal Oak agganciata al suo quadrante. Ma si può fare di più.
Ci sono modifiche anche più radicali, che cambiano le lancette, modificano il quadrante, aggiungono finiture, mettono metallo vero a contatto con la cassa del Casio, la forano, la bucano, la modificano, la sostituiscono. Alla fine, è possibile spendere anche un migliaio di euro e ottenere in orologio completamente diverso. Non un clone tarocco da falsario, ma un orologio omaggio che è palesemente un’altra cosa, il figlio di un incontro fugace e notturno tra un Royal Oak e un Casio SA-2100.
Se volete fare un regalo natalizio in ritardo, pensateci, perché se ne trovate uno avete tra le mani un balocco che permette di divertirsi non poco.