Da un po’ di giorni, grazie ad alcuni articoli usciti prima sui forum e poi sui giornali online americani, anche in Italia si parla di un gioco “che dà dipendenza”: una simulazione (in realtà un gioco manageriale) di produzione delle graffette con cui si tengono assieme i fogli, le “paperclip” in inglese. Un gioco tutto testuale, che si gioca gratuitamente nel browser.
Oggetto umile e apparentemente surreale per essere trasformato nel soggetto di un videogioco online, la graffetta ha in realtà molto a che fare con l’elettronica e il mondo delle intelligenze artificiali. Nel gioco, sviluppato dal direttore del Game Center della New York University, Frank Lantz, si riprende infatti il tema di fondo portato avanti dal filosofo Nick Borstrom molto famoso nel settore dell’intelligenza artificiale.
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Secondo Borstrom, se programmiamo una intelligenza artificiale per produrre graffette ma non diamo guide morali e altri parametri e barriere apparentemente svincolati rispetto al semplice produrre graffette, l’AI potrebbe decidere che gli uomini sono un ostacolo alla sua attività di produzione e farli fuori tutti, oppure potrebbe decidere di trasformare il pianeta in una enorme fabbrica di graffette e via dicendo. Roba da far sembrare il mondo reale di Matrix una passeggiata, insomma.
Nel gioco Paperclips siamo una intelligenza artificiale che produce e vende graffette. Man mano che clicchiamo per produrle e abbiamo stabilito un prezzo di mercato, guadagniamo soldi per avere a disposizione prima macchinari automatici di produzione, poi sistemi di approvvigionamento del metallo per farle, e via via tantissime altre cose che renderanno il gioco letteralmente un film di fantascienza: dai droni che ipnotizzano il pubblico per creare bisogno di graffette ai chip quantistici che producono nuove strategie di mercato mentre la componente “poetica” di rime baciate (limerik) permette di avere insight sull’uso del marketing.
Sembra una presa in giro di tutta la Silicon Valley e dei principali film di fantascienza? Certamente, ma è anche molto di più: l’esperienza di gioco è veramente una droga da cui è difficile uscire e anche questo è voluto perché il gioco è stato progettato in maniera tale, se siete tipi di persone a cui piacciono questi gestionali testuali, da legarvi alla sedia per ore se non per giorni. E produrre miliardi di graffette.