Chi avrebbe pensato che i piccoli e teneri Puffi avrebbero rappresentato un problema enorme per Apple e, soprattutto, per i portafogli di molti genitori? Eppure è esattamente quello che è successo nel caso di Smurf’s Village, piccolo gioco ispirato a Farmville e disponibile ormai da qualche mese su iPhone, iPad e iPod Touch: il colorato gestionale pubblicato da Capcom si basa infatti sul modello di business freemium, permettendo di scaricare gratuitamente il gioco dall’App Store, ma dando poi la possibilità di acquistare oggetti virtuali utilizzando denaro reale attraverso un sistema di acquisti in-app. La semplicità con cui è possibile acquistare contenuti dall’App Store, da sempre considerato un punto di forza per la piattaforma Apple, una decina di giorni fa ha portato Medison, una bambina statunitense di soli otto anni, a spendere l’astronomica cifra di 1400$ in Puffbacche (Smurfberries), vendute in pacchetti che oscillano dai 3,99€ ai 79,99€.
Di chi era la colpa? Del sistema troppo permissivo messo su da Apple? Del fatto che Capcom ne abbia approfittato pubblicando pacchetti estremamente costosi? O si tratta semplicemente di negligenza e disattenzione da parte dei genitori della bambina? Sta di fatto che non si è trattato di un caso isolato, e quotidiani e testate online hanno riportato notizie di diversi giovani e giovanissimi che su iTunes hanno prosciugato il conto in banca dei genitori, nonostante un messaggio all’avvio di Smurf’s Village avverta chiaramente di stare attenti all’acquisto delle fantomatiche e costose puffbacche. Inoltre, negli ultimi giorni una fonte molto vicina a PocketGamer avrebbe affermato che, dopo aver ricevuto innumerevoli proteste da parte di genitori inferociti, Apple avrebbe contattato personalmente Capcom per rimproverarla e discutere del problema degli acquisti in-app di Smurf’s Village: una soluzione potrebbe essere quella di ridurre i 15 minuti in cui, dopo aver inserito la password, non è più necessario digitarla nuovamente per effettuare altri acquisti. Notizia che però è stata smentita dalla stessa Capcom poche ore fa. “Comunichiamo frequentemente con Apple,” afferma un portavoce dell’azienda nipponica, e aggiunge: “Non hanno mai espresso dispiacere a nessun rappresentante di Capcom Mobile riguardo il nostro utilizzo degli acquisti in-app in Smurf’s Village”.
Interrogata poi sulla possibile riduzione dei 15 minuti liberi da password, Capcom ha affermato che “sebbene non sia stato comunicato alcun cambio da parte di Apple, l’azienda sarà felice di accogliere qualsiasi novità in grado di ridurre gli acquisti inavvertiti di contenuti in-app, e migliorare così l’esperienza dei vari consumatori”. Non è ancora chiaro se negli uffici di Cupertino si stia davvero affrontando il problema ma, a tutti coloro che abbiano fatto acquisti involontari in Smurf’s Village o in altri giochi, Capcom suggerisce di contattare direttamente Apple per chiedere un rimborso. Altra soluzione potrebbe riguardare il sistema di parental control, funzione che molti genitori attualmente nemmeno conoscono, laddove c’è già chi pensa che debba essere attivata di default da Apple.
[via PocketGamer]