Salari sensibilmente ridotti, taglio completo di alcuni servizi e benefit: già a partire dalla fine del 2018 Foxconn ha attivato una serie di misure per ridurre i costi che colpiscono direttamente migliaia di lavoratori, una conseguenza diretta del calo iPhone in Cina.
Occorre ricordare che il colosso dei costruttori a contratto non produce solo per Apple ma anche per praticamente tutti i marchi più importanti dell’elettronica di consumo, tra cui Amazon, Google, Huawei, Microsoft, Nintendo e altri ancora. In ogni caso le misure che colpiscono i lavoratori Foxconn vengono ricondotte direttamente al calo iPhone in Cina in un report del South China Morning Post. Ormai da anni Cupertino rappresenta il principale partner di Foxconn-, si stima che il 45% del fatturato circa del costruttore dipende dagli ordinativi Apple.
Tipicamente la richiesta massima di iPhone dura 4-5 mesi, periodo durante il quale gli operai Foxconn ottengono stipendi più elevati anche grazie agli straordinari, raggiungendo un paga mensile di circa 4.000 yuan, poco più di 500 euro.
Secondo la testata cinese che ha intervistato oltre 20 operai Foxconn dello stabilimento di Zhengzhou, uno dei più grandi, moderni e dove viene assemblata la maggior parte degli iPhone, per la generazione attuale di terminali Apple il periodo di massima richiesta e produzione è durato solamente 20 giorni. Un operaio ha dichiarato che una linea che solitamente impegna oltre 140 persone ora occupa meno di 30 dipendenti.
La riduzione degli ordinativi da parte di Apple ha portato all’assenza di straordinari, riducendo il salario effettivo degli operai a circa 3.000 yuan, circa 390 euro già solo dopo un mese. Alla riduzione della paga si aggiunge l’eliminazione di alcuni servizi e benefit prima offerti gratuitamente, tra cui il servizio di lavanderia ora a pagamento e il trasporto tramite navetta bus dagli stabilimenti ai dormitori, che costringe in alcuni casi gli operai a camminare fino a 40 minuti all’inizio e al termine del proprio turno.
Ma il nuovo report offre anche una precisazione sulla notizia del licenziamento di 50.000 operai circolata nel mese di gennaio. Mentre a inizio anno si parlava di licenziamenti da parte di Foxconn, ora si apprende che nella maggior parte dei casi potrebbe essersi trattato di dimissioni volontarie da parte dei lavoratori.
Questo perché agli stipendi già più bassi rispetto alla media dei salari proposti da altre società nell’area di Zhengzhou, l’assenza di orari straordinari ha spinto molti lavoratori a richiedere le dimissioni volontarie per andare alla ricerca di una occupazione alternativa.
Anche Apple ha attivato una serie di misure straordinarie: oltre ad aver ridotto i prezzi di iPhone in Cina, ha lanciato una campagna di permuta di vecchi iPhone con sconti per chi acquista i nuovi modelli in praticamente tutto il mondo. Sempre a causa del repentino calo di iPhone in Cina, Apple sembra aver congelato le nuove assunzioni. Secondo un analista ormai il peggio sembra superato e nella catena di approvvigionamento sono stati rilevati i primi segnali di una possibile ripresa.
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