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Calendar Server vs Microsoft Exchange: Apple porta l’Open Source a un nuovo livello

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Sia detto come premessa: la questione dell’Open Source e dell’interoperabilità  per Apple e Microsoft non potrebbe essere più diversa: quanto più un software Apple è interoperabile e “aperto”, tanto più è interessante acquistarlo. Diversamente, quanto più una tecnologia Microsoft è aperta, tanto meno si vede ragione di acquistarla. àˆ una buona formula per dire quanto Apple debba allo sviluppo della sinergia con l’Open Source e quanto Microsoft invece la tema.

Veniamo ora al sodo: sulle pagine del Mac OS Forge è in questi giorni apparso un nuovo progetto: Calendar Server. Progetto che – l’avete capito – non sarebbe stato realizzabile senza l’apporto dell’Open Source e che promette di competere direttamente con le tre piattaforme presenti sul mercato: IBM Lotus Notes, Novell GroupWise e, ovviamente, Micorsoft Exchange Server.

Come si vede, si tratta ancora di mercato enterprise, dove certo Apple può diventare un competitore interessante, sebbene finora non sia mai stato tale, e dove recentemente si ha un notevole fermento di iniziative volte a intaccare il dominio del gigante di Redmond: Ibm rilascia OCO, Netscape fonda la versione 9 del proprio browser sulle fondamenta di Firefox 2.0, Communicator rinasce, anch’esso sulle fondamenta di Firefox 2.0, e molto altro si appresta a cambiare, forse sulla base di convinzioni maturate a partire dalla nuova versione di Mac OS X, Leopard. Vedremo.

Cosa fa dunque Calendar Server? Quello che fa Exchange, sostanzialmente. E non è poco. Ma lo fa integrandosi con le applicazioni client Mac, ovviamente. E, cosa più significativa, lo fa in modo Open, vale a dire, disponibile ai contributi di tutti gli sviluppatori interessati. Proprio come avvenne per un altro progetto, che tutti oggi usano: Safari. Oltre ad essere Open Source, Calendar Server è licenziato sotto Apache 2.0. Il che dimostra che Apple non è affatto convinta di essere cannibalizzata dalla sua creatura, piuttosto è convinta del contrario. Sulla base di cosa Xserve dovrebbe essere un prodotto appetibile per il mercato enterprise? Beh, sembrerebbe ovvio. Basta fare due conti per scoprire che un server Windows costa all’azienda qualcosa come 17.000 dollari per soli 100 utenti connessi ad Exchange, mentre Xserve ne costerebbe soli 5500. Senza limiti di utenti connessi. Si capisce che il rilascio di un software Open Source non possa che valorizzare una simile offerta.

Sembra proprio che sia il momento per Apple di partecipare al gioco grande, uscendo dalla nicchia in cui è stata trascinata dagli eventi e da un management non sempre illuminato. Staremo a vedere se saprà  giocar bene le sua carte. Questo è un lavoro lungo e finora Cupertino ha saputo giocar bene, recuperando in gran parte il gap che la separava dell’avversario di sempre. Ma i numeri sono ancora piccoli, come faceva notare a ragione Ballmer. La partita è appena iniziata. Ma è già  un gran passo avanti salutare l’entrata in gioco del nuovo competitore, un fuoriclasse, per molti aspetti, ma ancora un principiante nel mercato enterprise. Dietro le prime mosse – ottime e coraggiose – s’intravede il nuovo system: Leopard. Che sia l’anno della svolta?

Per una disamina attenta e calibrata, approfondita in ogni dettaglio, potete seguire questo articolo in inglese – cui è connessa una serie di approfondimenti davvero interessanti per capire cosa bolla in pentola.
[A cura di Fabio Bertoglio]

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