L’ultima notizia è apparsa online pochi giorni fa: in una ricerca commissionata da Logitech a Wakefield Research, intitolata “Remote Control Global Trends Studio “, emerge tra gli altri un aspetto interessante: il telecomando del televisore (inventato nel 1950 dal fisico austriaco Robert Adler e realizzato per la prima volta dalla Zenith) è la periferica elettrica più amata e usata al mondo ma, soprattutto per il proliferare dei dispositivi digitali in casa (televisori, videoregistratori prima, decoder e media extender poi, infine stereo hi-fi e vari altri gadget) rimane la più complessa e quella più critica. Il 92% della gente, rivela la ricerca, vorrebbe una cosa sola: un telecomando unico e soprattutto molto più semplice.
Facciamo un salto indietro nel tempo: 12 ottobre 2005. Steve Jobs presenta l’Apple Remote, il telecomando bianco di Apple che serve a comandare dapprima Front Row sugli iMac G5 e i MacBook e MacBook Pro, poi a seguire i Mac mini e la Apple Tv (sia l’attuale che la precedente generazione). Come lo presenta? Mostrando il comando di un media center Windows, letteralmente un’orgia di tasti, e poi indicando il piccolo Apple Remote con i suoi sei tasti (diventeranno sette con l’edizione in alluminio rilasciata a fine 2009). L’Apple Remote, diceva Jobs, è l’esempio di come si ragiona in Apple: cerchiamo di fare le cose più eleganti, semplici e funzionali. Riducendo gli sprechi al minimo.
Chi usa, da poco o da molto non importa, i prodotti di Apple sa che questa è la filosofia e allo stesso tempo la capacità scenografica di far vedere le cose per quello che realmente sono nella loro essenza. Poco conta la volontà degli esperti di marketing e dei commerciali, degli scienziati e dei sognatori di impiastricciare e complicare le cose: Jobs punta all’essenza, al distillato di quel che serve, taglia senza scrupoli e ripensamenti tutto il resto e arriva al cuore del problema. Al bisogno primario. Alla necessità più intima che sempre serve e che sempre muove le cose.
Oggi Steve Jobs compie 56 anni. Li compie in un momento particolare e delicato della sua carriera pluriennale di innovatore, imprenditore e creatore di mondi informatici. È in congedo per malattia, in convalescenza (e qui il rispetto della privacy, checché ne dicano i grandi fondi pensionistici americani e i periodici scandalistici, è fermo e assoluto) e in transizione. Sì perché Apple sta facendo un’ulteriore, straordinaria transizione. L’azienda che è rinata dalle sue ceneri con una serie di scosse innovative paragonabili a un terremoto, sta cambiando ancora e sempre più pelle.
Mutano i prodotti, muta la composizione del portafoglio prodotti e soprattutto del portafoglio ordini. Nell’arco di cinque compleanni Apple ha presentato iPhone, iPad e una teoria infinita di altri prodotti. È diventata fortissima nel settore dei prodotti post-Pc, ha definito un nuovo mondo con iTunes e soprattutto con App Store e adesso Mac App Store. Ha mostrato che l’innovazione di prodotto non conosce confini con l’introduzione di una teoria lunghissima di particolari e dettagli altrimenti straordinari: per tutti valga solo la lavorazione Unibody dei suoi nuovi MacBook Pro, che adesso evolve ulteriormente
È andata talmente avanti, la Apple guidata da Steve Jobs, da aver superato anche i confini che prima era stati faticosamente raggiunti. Da quando nel gennaio 2007 ha mollato il suo suffisso “Computer” dalla vecchia dizione Apple Computer Inc, per diventare un’azienda che fa molto nell’era dell’elettronica di consumo, Apple non si è più fermata. Adesso, dopo aver creato un secondo mondo con iOS, che i suoi avversari fanno fatica a raggiungere (figuriamoci poi ad eguagliarlo) è già sulla via di farlo convergere con il primo. Mac OS X e iOS sono destinati a un matrimonio che nell’arco di un paio di anni si trasformerà in una fusione. È immaginabile di tutto: anche Mac che funzionano con processori Arm realizzati dalla stessa Apple, con un ibrido di sistema operativo, mezzo iOS e mezzo Mac OS X. Interfacce ancora più nuove, sistemi di puntamento e interazione ricchi e complessi.
Si sta rivoluzionando anche il prodotto di maggior successo negli ultimi anni, cioè il computer portatile: la Apple di Steve Jobs è stata la prima a intuire che il portatile sarebbe stata la forma dominante (insieme alle macchine All-In-One come l’iMac) dell’informatica leggera e nomade del futuro. Adesso, con batterie che superano le 12 ore, con sistemi per i quali i computer si addormentano e si risvegliano in meno di un secondo, senza bisogno di essere mai veramente spenti, e forme che vengono finalmente a dettare il passo alle tecnologie delle componenti e non più viceversa (dalle schede madri alle batterie passando per i contenitori da 2,5 pollici delle memorie SSD che diventano stick) fino alle tecnologie come Light Peak, che rivoluzionano ancora una volta il modo in cui un computer è costruito al suo interno.
Parliamo di Apple e non di Steve Jobs anche se il compleanno è di quest’ultimo perché in realtà l’azienda ha la forma dei sogni e della volontà dell’uomo. Se si riesce ad arrivare tanto lontano quanto la nostra fantasia ci permette di sognare, Steve Jobs ha sognato molto più di tutti noi, o perlomeno molto più di tanttissimi altri. Dai tempi di Icaro mai un singolo uomo aveva volato così alto e così lontano nel mondo dell’informatica e della cultura digitale. Steve Jobs continua a ritenersi un ibrido, una creatura composta da molte anime, alcune delle quali assolutamente inedite nel mondo dell’imprenditoria o della tecnologia contemporanea. Si possono far risalire a lui molte, moltissime cose, tra le quali una visione umanistica, rinascimentale del calcolatore. Macchina personale, sempre più personale secondo la sua visione che procede ininterrotta dal 1976
Oggi il giro di boa, formale, di un compleanno. Che vale a ricordare come la volontà, la fantasia e l’intelligenza contino più di ogni altra cosa. Lo Steve Jobs adottato da una coppia di californiani di classe media, dropout dal college e forse condannato in un altro universo a finire come lavoratore precario senza futuro, nel nostro mondo ha sognato di lasciare un tassello nella storia, di segnare il nostro tempo. Ci è riuscito, possiamo dire assieme all’augurio di un buon compleanno, Steve