“Il racconto che presentate offre una immagine inaccurata del lavoro che abbiamo svolto con Apple, del ruolo che Apple ha svolto nel progetto della hotline per i lavoratori e del punto di vista di BSR su Apple”: in una lettera aperta inviata al direttore del New York Times Aron Cramer, presidente e Ceo dell’organizzazione non-profit Business for Social Responsability prende le distanze dal quadro descritto nel lungo articolo del quotidiano statunitense che ha suscitato scalpore la settimana scorsa. Partendo dalla storia personale di Lai Xiaodong l’articolo del New York Times denunciava disinteresse da parte di Cupertino per operazioni che mirassero a risolvere una volta per tutte i problemi relativi alla situazione dei lavoratori in Cina. In più punti dell’articolo il quotidiano suggeriva la mancanza di volontà da parte di Apple, ma anche di numerose altre importanti società multinazionali, a migliorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi per non guastare i rapporti con i principali partrner e fornitori e in definitiva per un interesse tutto improntato alla corsa tecnologia, al risparmio, alla tempestività delle consegne e in generale a ragioni economiche e di mantenimento dello status quo.
Ricordiamo che Tim Cook ha respinto l’immagine di Apple e il quadro rappresentato nell’articolo del New York Times in una lettera inviata a tutti i dipendenti di Apple in cui il Ceo della Mela assicura un interesse costante rivolto a ogni dipendente dei propri partner in Cina e nel mondo. Ora con la pubblicazione della lettera aperta da parte del presidente della BSR la questione è destinata a ulteriori sviluppi con il positivo effetto di portare all’attenzione mondiale le condizioni di lavoro e di sicurezza in Cina. La missiva della BSR è composta da due parti: la lettera del presidente dell’organizzazione inviata al quotidiano subito dopo la pubblicazione dell’articolo oltre a tre punti dettagliati in cui la BSR richiedeva la correzione del pezzo dopo aver visionato la bozza, prima della pubblicazione.
Secondo il presidente della BSR l’articolo “attribuisce erroneamente diverse citazioni a un non identificato consulente BSR rappresentando una falsa impressione che queste opinioni siano associate con la BSR”. Aron Cramer sottolinea che pur interessando per lo più Apple i problemi trattati nel pezzo riguardano tutte le società in tutti i settori. La soluzione di questo complesso problema, indica Cramer, può avvenire solo nel lungo periodo e grazie al ruolo attivo e diretto di tutte le parti coinvolte tra cui le società, l’applicazione effettiva delle leggi, la collaborazione tra società e organizzazione non-profit infine attribuendo più potere ai lavoratori.
Nella seconda parte della lettera il BSR sintetizza in tre punti le modifiche richieste al New York Times, correzioni che non sono state integralmente applicate. Secondo Cramer “Non è vero che Apple ha costantemente ignorato i consigli del BSR sui problemi relativi alle condizioni di lavoro in Cina”. Inoltre il resoconto del progetto per attivare una hotline dedicata ai problemi dei lavoratori negli stabilimenti Foxconn tralascia e nasconde episodi chiave. In definitiva secondo la BSR e il suo presidente l’articolo del New York Times offre un quadro inaccurato del lavoro che abbiamo svolto con Apple, del ruolo che Apple ha svolto nel progetto della hotline per i lavoratori e del punto di vista di BSR su Apple.