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Il fondatore di Opera: «Google sabòta il nostro nuovo browser Vivaldi»

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Jon von Tetzchner, creatore del browser Vivaldi e ancora prima di Opera, afferma che Google sta da tempo deliberatamente facendo di tutto per mettere il bastone tra le ruote al suo nuovo navigatore Internet

In un post pubblicato sul suo blog intitolato “My friends at Google: it is time to return to not being evil”, von Tetzchner accusa Big G di bloccare con scuse di tutti i tipi l’accesso di Vivaldi a Google AdWord, il servizio online di advertising che permette di inserire spazi pubblicitari all’interno delle pagine di ricerca di Google.

Von Tetzchner spiega che il problema è iniziato a fine maggio di quest’anno. Parlando nel corso dell’Oslo Freedom Forum, lo sviluppatore ha criticato l’atteggiamento delle grandi aziende del mondo IT nei confronti dei dati personali, invitando alla messa al bando delle funzionalità di “location tracking” di Facebook e Google che consentono di localizzare l’utente. Due giorni dopo, senza nessun motivo apparente, ha scoperto che le campagne pubblicitarie di Vivaldi attive su AdWords erano state sospese. “Si tratta di coincidenza?” – scrive nel blog lo sviluppatore – “O un modo deliberato di mandarci un messaggio?”. “La tempistica sembra parlare chiaro”.

Il vecchio motto aziendale di Google: "Don’t be evil” (“Non essere malvagio”)
Il vecchio motto aziendale di Google: “Don’t be evil” (“Non essere malvagio”)

Von Tetzchner si è messo in contatto con Google per cercare di risolvere il problema ottenendo quella che definisce “un chiarimento mascherato da termini e condizioni vaghe”. Secondo Google il problema riguarderebbe l’accordo di licenza con l’utente finale (EULA, end-user license agreement), il contratto tra il fornitore di un software e l’utente. Google pretendeva che Vivaldi aggiungesse il contratto ben evidente sul sito; operazione fatta ma a big G non è bastato e sono iniziate nuove lamentele.

Google pretende che il browser Vivaldi mostri la sua EULA nella vicinanza di qualsiasi pulsante download del sito Vivaldi, una richiesta  limitante per qualunque sito web (il rischio è di fare allontanare l’utente e dirottarlo su quello dell’azienda concorrente). D’altra parte, Chrome (il browser di Google) non mostra l’EULA nella sua landing page (la pagina web che il visitatore raggiunge dopo aver cliccato un link o una pubblicità). Big G pretende inoltre che gli sviluppatori indichino dettagliatamente all’utente come disinstallare il browser Vivaldi, con specifiche istruzione nella home page dalla quale è possibile scaricare il programma.

Alle contestazioni di von Tetzchner, Google ha risposto che l’EULA non è una “prescrizione obbligatoria” ma che la sospensione dell’account è gestita caso per caso. Dopo mesi di botte e risposte, gli sviluppatori di Vivaldi hanno accettato tutte le condizioni imposte da Google. Il problema, spiega von Tetzchner, non sono i cambiamenti ma le modalità con le quali avvengono le richieste: aggressivamente, senza alcun avviso e senza che loro rispettino regole imposte ad altri. “Sono rattristato per la trasformazione di quella che era una positiva realtà di geek, diventata nel 2017 una azienda prepotente”.

Ricordiamo che a giugno di quest’anno, l’Unione Europea ha multato Google per 2,4 miliardi di euro con l’accusa di avere creato e mantenuto una posizione dominante nel settore delle ricerche per lo shopping online, a danno della libera concorrenza.

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