In molti si erano chiesti nel momento della sua assunzione, se John Browett, nominato capo del settore negozi di Apple, fosse la persona giusta per quell’incarico. Il numero di coloro che si erano fatta questa la domanda è salito quando il britannico, ex capo di Dixon, è stato liquidato a pochi mesi dalla sua assunzione. E ora la risposta arriva dalla persona meno attesa ma anche più autorevole, Browett stesso che ha ammesso di “non essere stato la persona adatta a quell’incarico”
L’ex manager degli Apple Store, ha fatto cenno alla sua esperienza nel corso della retail week, un evento specializzato nel settore delle vendite al dettaglio. «Apple – dice Browett – gestisce un business davvero fantastico. La gente è eccezionale e hanno prodotti eccezionali. Si tratta di una cultura davvero affascinante e ho amato lavorare con loro. Ma il problema è che semplicemente non ero in grado di inserirmi nel modo con cui Apple concepisce il suo business. Si è trattato di uno di quei casi in cui non puoi svolgere il tuo compito non per questioni di competenza, ma perché non riesci ad inserirti nel contesto».
Quel che dice Browett pare confermare la tesi di coloro che sostenevano che un manager che arrivava da una società come Dixon, nota per la sua strategia puntata tutta sui costi al ribasso e sul mercato di massa, non poteva essere la persona adatta a gestire un sistema come quello degli Apple Store, imperniato su immagine, cura del dettaglio ed elitarietà. Da parte sua Browett aveva manifestato chiaramente la sua strategia fin dalle prime settimane quando per ridurre i costi aveva dato il via a licenziamenti, cancellazione di servizi e abbattimento degli straordinari e persino tagli alle manutenzioni e pulizie in orari di apertura, mentre veniva assegnata grande enfasi sulle vendite e sulla produttività per aumentare il fatturato. Browett, in poche parole, aveva provato a rovesciare il concetto dell’era Johnson che non concepiva i negozi come una sistema per fare soldi, ma una sorta di biglietto da visita della società che doveva rafforzarne l’immagine prima che arricchire il bilancio.
Inizialmente era stata avvalorata la tesi che questa filosofia fosse stata concordata con Tim Cook (secondo cui Browett era il miglior candidato possibile per il ruolo di capo del settore retail), ma dopo che Browett era stato costretto a scusarsi con i dipendenti che minacciavano la rivolta, era apparso chiaro che in Apple lo spazio di manovra per lui si era molto ridotto e che intorno aveva terra bruciata. A fine ottobre è poi arrivato l’addio e ora, a distanza di cinque mesi, l’ammissione: «non ero adatto a quell’ambiente».