Google punta l’Internet delle cose con Android. È The Information dire che Big G Google sta lavorando su un nuovo sistema operativo denominato Brillo destinato a muovere tutti quegli oggetti che si può pesare siano utili e controllabili una volta collegati ad Internet, dagli accessori per la casa, agli indossabili. Il nuovo sistema non sarebbe altro che una versione “leggera” di Android, utilizzabile su dispositivi con hardware poco potente e con sistemi con poca memoria RAM (32 o 64MB).
L’interesse di Google per questo business è giustificato visto che secondo la società di analisi Gartner , entro il 2020 il mercato legato al’Internet delle Cose arriverà a 26 miliardi di unità installate. I vendor di prodotti e fornitori di servizi IoT genereranno un fatturato che supererà i 300 miliardi di dollari, la maggior parte del quale in servizi. Oltre al business in sè, Google ha bisogno anche di concorrere con HomeKit, il framework di Apple per connettere in modo sicuro gli apparecchi di casa, sfruttando un protocollo comune per gestire luci, termostato, chiusura e apertura di porte e garage, ecc.
Google non è sola in questo sforzo. Huawei, ad esempio, ha annunciato LiteOS, sistema operativo leggero anche questo pensato per gestire i dispositivi collegati a Internet come indossabili, automobili, apparati industriali. Quest’ultima piattaforma è stata presentata a Pechino nel corso dell’evento Huawei Network Congress; sarà aperta agli sviluppatori e la società cinese avrà un particolare occhio di riguardo per le applicazioni industriali, alle aree della produzione e della logistica. Samsung su questo versante ha presentato Artik, un trio di piattaforme per maker e aziende.
Il sistema dovrebbe essere presentato in occasione dell’evento I/O che si svolgerà dal 28 al 29 maggio al Moscone Center West di San Francisco, poco prima della WWDC dove Apple parlerà degli sviluppi di HomeKit, e sarà interessante vedere i servizi offerti tenendo conto che Google ha acquisito varie società produttrici di dispositivi di controllo “smart” per la casa: Nest, Dropcam e Revolv. Ricordiamo che dietro a Nest c’è Tony Fadell, considerato il padre di iPod che ha lasciato Apple molto tempo fa e che ora si sta dedicando, in seno a Google, al mondo dei dispositivi connessi.