Nella causa Motorola contro Microsoft, un tribunale di Seattle ha ancora una volta disposto un provvedimento a favore di quest’ultima.
L’azione legale vedeva la società di Redmond accusata di fruire senza licenza di alcuni brevetti, accusa cui Micrsoft replicava sottolineando come la controllata di Google non onorasse i termini FRAND (fair, reasonable, and non-discriminatory), regole che prevedono prezzi ragionevoli ed equi che, chi decide di utilizzare brevetti ritenuti essenziali, è obbligato a rispettare. Motorola intendeva ottenere prezzi in licenza molto superiori rispetto a quanto Microsoft era disposta a offrire.
Tra i brevetti in questione, alcuni riguardano l’utilizzo di codec video e altri protocolli wireless 802.11, usati su Xbox. Motorola pretendeva il 2.25% sul prezzo del dispositivo finale, un costo ritenuto eccessivamente elevato da Microsoft la quale ha preferito rivolgersi a un tribunale ritenendo che i brevetti in questione debbano essere concessi secondo principi di equità, ragionevolezza e non discriminazione. Il giudice ha dato ragione a Microsoft, anche se non ha riconosciuto per intero l’ingiunzione (14.5 milioni di dollari contro i 29 richiesti). Si tratta ad ogni modo di una nuova e importante vittoria per Microsoft; un portavoce vicino a Redmond ha dichiarato che la speranza è che “Google la smetta di abusare dei brevetti”. Google/Motorola da parte sua è pronta a ricorrere in appello.
Il caso in questione era scoppiato alla fine del 2010 quando Google si era rivolta all’Itc accusando Microsoft di sfruttamento indebito di varie tecnologie su prodotti come la console Xbox, Windows 7, Internet Explorer 9. In difesa di Microsoft lo scorso anno erano intervenute Apple, Nokia, Intel, Activision, HP, Cisco e numerosi rappresentanti del Congresso, lamentando l’illegittimità della richiesta di Motorola/Google, che sarebbe basata sull’abuso di licenze FRAND, facendo notare che l’interesse pubblico deve prevalere rispetto alla posizione della grande “G”.