La Corte d’appello di Washington ha annullato i 234 milioni di dollari richiesti per danni che Apple avrebbe dovuto versare all’Università del Wisconsin. Il caso risale al 2014. La Wisconsin Alumni Research Foundation (WARF) aveva citato in giudizio Apple per un brevetto che la Mela, secondo la fondazione, avrebbe sfruttato nei processori di iPhone 5s, 6 e 6 Plus.
Ottenuto nel 1998, il brevetto in questione (“Table based data speculation circuit for parallel processing computer”) riguarda un metodo per migliorare l’efficienza di un processore ed elenca come inventori attuali ed ex ricercatori dell’Università del Wisconsin.
Nel procedimento legale dell’anno seguente, Apple fu condannata a pagare 213 milioni di dollari, e nel luglio 2017 un giudice aumentò ancora il risarcimento in precedenza stabilito di altri 272 milioni, per un totale di 506 milioni di dollari.
Apple ha continuato a negare l’infrazione durante il procedimento, cercando anche di far invalidare una delle proprietà intellettuali contestate con una specifica richiesta di revisione all’USPTO (ufficio brevetti statunitense). Su un diverso caso che contrappone WARF e Apple si sta ancora indagando.
La Corte di Appello ha spiegato che nessun giurista “ragionevole” avrebbe dovuto ritenere Apple colpevole dopo la presentazione delle prove nel 2015 da parte del produttore.
La fondazione aveva citato anche Intel nel 2008 ma fu trovato un accordo l’anno seguente alla vigilia del procedimento.