Mark Zuckerberg è soddisfatto del ritorno online di WhatsApp in Brasile dopo i blocchi (due in cinque mesi) imposti da un giudice ma ha invitato le persone a manifestare affinché nel paese sia introdotta una legge che impedisca il blocco dei servizi internet.
“WhatsApp è di nuovo online in Brasile!” ha scritto Zuckerberg su Facebook, “La vostra voce è stata ancora una volta ascoltata. Grazie alla nostra comunità che ci ha aiutato a risolvere la situazione”.
“L’idea che in Brasile possa essere negata la libertà di comunicare nel modo desiderato è spaventoso in una democrazia. Voi e i vostri amici potete fare in modo che questo non accada mai più e spero che vogliate essere coinvolti”.
Il Frente Parlamentar pela Internet Livre ha preparato un progetto di legge che impedisce il blocco dei servizi internet. “Se siete brasiliani e sostenete WhatsApp, vi incoraggio a far sentire la vostra voce” scrive ancora il CEO di Facebook. “Spargete la voce online ovunque e firmate la petizione”; nella petizione in questione, disponibile su Change.org, si chiede al Parlamento di sostenere internet libera e aperta e nel momento in cui scriviamo è stata firmata da oltre 200.000 persone.
Il 2 maggio di quest’anno un giudice ha emesso l’ordine per una controversia in merito all’accesso dei dati cifrati. Il giudice Marcel Montalvao (lo stesso magistrato che, a marzo, ha fatto arrestare il vicepresidente di Facebook per l’America Latina, Diego Dzodan), vuole obbligare WhatsApp a consegnare le conversazioni relative a un’indagine per droga, ma l’azienda di proprietà di Zuckerberg, afferma di non poter obbedire giacché le conversazioni sono cifrate con tecnologie che rendono impossibile la decifratura.
A dicembre dello scorso anno al servizio era stato imposto uno stop di 48 ore da un giudice di San Paolo per una serie di pressioni congiunte: da una parte le compagnie telefoniche che vorrebbero rendere illegali i servizi vocali di WhatsApp, con lo scopo di fermare la discesa dei profitti, dall’altra ci sono in ballo le forze politiche e dirigenziali indagate per corruzione e riciclaggio che vorrebbero tenere sotto controllo il sistema dell’informazione, un ruolo recitato anche dall’incontrollabile Whatsapp.